Luca, volontario europeo a Dublino

di Luca Aimetti

8 Dicembre 2016
Ci sono giorni che non puoi scordare: dopo mesi di trepidante attesa, la mail che aspettavo arriva:
‘Il tuo progetto di servizio volontario europeo è stato approvato, ti aspettiamo il 7 febbraio a Dublino’.

Bisognava festeggiare, quella sera pizza con la coinquilina, sapevo che presto mi sarebbero mancate entrambe.
Poche settimane dopo iniziavo così a impacchettare le mie cose. La mia mente era invasa da emozioni e pensieri contrastanti:
se non mi capiscono? Ah già, sono italiano: il linguaggio dei gesti è internazionale;
se invece sono io a non capire? Sorridi e annuisci, mi dico. Puntualmente quando faccio così mi stanno chiedendo qualcosa.

Nonostante le paure, il possibile shock culturale non vedevo l’ora di partire, di sperimentare me stesso fuori dalla mia ‘comfort zone’.
Avrei lavorato in un ambito completamente diverso da quello in cui ho studiato sino a ora: da studente di Archeologia a Ravenna a educatore. Paura ed eccitazione salivano di pari passo, mano a mano che la data della partenza si avvicinava.

6 febbraio 2017
Il giorno della partenza è finalmente arrivato.
Sono carico, pronto a lanciarmi in questa nuova avventura, non aspettavo altro da mesi. Come da tradizione, l’Irlanda mi accoglie con una bufera. Quattro salti sull’aereo e finalmente ci siamo. Solo quando scendo realizzo che questa sarà la mia casa per i prossimi sette mesi. 

servizio volontario europeo luca

La prima sfida é quella della lingua, se vivi in Finglas dove si parla il FinEnglish un misto di slang, inglese con inflessione gaelica, quando ti chiedono: ‘what’s the Craic?’, la confusione è normalissima. Bastano un paio di settimane e inizi ad essere parte di questa comunità, intervallando slang, inglese e qualche parola in italiano.
La vera sfida però è con te stesso, con la tua capacità di adattamento a una nuova cultura, a un mondo che non ti appartiene. Soprattutto quando i tuoi colleghi provano a cucinare la pasta nell’ acqua fredda, ma questa è un’altra storia.
Credo che questa esperienza sia uno dei modi migliori per comprendere il vero significato dell’UE, troppo spesso vista attraverso gli occhi dei media come un Europa distante, burocratica. Senza l’Europa e i fondi europei, destinati agli European Voluntary Service, non avrei potuto vivere questa esperienza, perdendo una parte importante del mio percorso di crescita

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In questi quattro mesi mi sono più volte confrontato con il tema dei diritti umani, ho lavorato con esperti nel settore sociale ed educativo, ampliando la mia conoscenza in questo campo, a me sconosciuto. Ho avuto la possibilità, grazie ai training course, di conoscere altri ragazzi della mia età che stanno facendo la stessa esperienza in altre parti dell’Irlanda. Ho conosciuto persone provenienti da tutto il mondo, ho ascoltato storie che mi hanno lasciato senza parole e altre molto simili alla mia.

 

Sono nel mezzo di questo percorso, e dopo tante Hop-house perché la Guinness non mi piace molto, posso dire ci sono mail che ti cambiano la vita o almeno ti fanno crescere.
P.s: Voglio ringraziare tutto lo staff di Fondazione Flaminia e Youth Recource Center per il supporto e per avermi spinto a fare questa scelta.

Luca Aimetti

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