Noi che…l’antico Porto di Classe

di Michela Casadei

 

Ecco ci siamo, stasera lo vedremo in tutto il suo splendore: il parco archeologico dell’antico Porto di Classe.

“Un’emozione grandissima per me che, con tanti altri studenti e ricercatori archeologi dell’Università di Bologna, quasi tutti formati a Ravenna, ho messo le mani in quella terra e ho visto riaffiorare sotto i miei occhi una delle pagine più ricche della storia di Ravenna”.

Enrico Cirelli

Enrico Cirelli

Enrico Cirelli era dottore di ricerca ai tempi in cui l’università, tra il 2001 e il 2005, era impegnata nelle attività di scavo dell’area portuale di Classe : “È stato un lavoro lungo ed estenuante. Anni di lavoro e di rielaborazione dei dati. Qui ho incontrato tantissimi studenti che hanno imparato a scavare. Abbiamo riportato alla luce una delle aree archeologiche più grandi del nostro paese e tra le più ricche per l’alto Medioevo italiano ed europeo”.

“Il momento più emozionante? Quando abbiamo trovato quella mole immensa di lucerne, anfore e testimonianze che ci hanno dato il segno del grande ruolo rivestito in ambito commerciale dalla città di Classe e dal suo scalo portuale. Ma poi tutto il lavoro sul sito è stata una continua scoperta: prima del porto, l’area infatti era già abitata: accanto alla serie di magazzini e laboratori per lo stoccaggio e la produzione di merci, sotto le nostre mani sono riemerse alcune ville, appartenenti ad una vera e propria area residenziale, di cui oggi sono visibili i pavimenti mosaicati, ma anche zone destinate alla sepoltura e alcune chicche, come un piccolo tesoro di cucchiai d’argento nascosti con buona probabilità dal proprietario per sottrarli ai saccheggi”.

Con il figlio a Classe

“Questa esperienza è stata una delle più forti della mia carriera – spiega Enrico, oggi ricercatore e docente a contratto che nel recupero dell’area dell’antico Porto di Classe per l’università di Bologna  ha avuto anche un ruolo di consulente scientifico per l’allestimento-. Si chiude un capitolo importante della mia vita e nel modo migliore possibile. Ho iniziato a scavare quando ero un ragazzo, oggi ho un bimbo piccolo e continuo a fare il lavoro più bello del mondo. Il mio sogno di bambino si è realizzato”.

“Camminando, nei giorni scorsi, sui nuovi percorsi,  e guardando per l’ultima volta i pannelli nella loro posizione definitiva, ho sentito una carica incredibile. Sono molto felice. Magari non a tutti piacerà. Si troveranno tanti difetti e subiremo tantissime critiche, ma non importa. Credo che RavennAntica, l’Università e la Soprintendenza abbiano fatto in questo sito un lavoro grandissimo, insieme a tutte le società e alle persone che ci hanno lavorato.

Abbiamo restituito a Ravenna un pezzo della sua storia, una pagina ricchissima del suo passato”.

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Michela Casadei