Storico dell’arte a New York

di Michela Casadei

Da Ravenna a New York. Francesco Spampinato racconta il percorso che l’ha portato a diventare storico dell’arte, artista e scrittore. Le discussioni con Alfredo De Paz e Paola Sega Serra Zanetti sul treno per raggiungere Ravenna e l’università; il master alla Columbia University; l’intuizione di indagare il fenomeno degli artisti che lavorano in collettivo: sono solo alcune delle esperienze che hanno influenzato la sua formazione.

Francesco Spampinato

Francesco Spampinato

Da Ravenna a New York è tanta strada, ci racconti il tuo percorso?
Dopo aver conseguito la laurea in Conservazione dei Beni Culturali nel 2003, ho deciso di iscrivermi al DAMS Arte a Bologna per approfondire la storia e la teoria dell’arte contemporanea. Qui era ancora attiva la vecchia scuola guidata da Renato Barilli, che conoscevo bene perché in quegli anni lavoravo anche come artista e ho partecipato a diverse mostre curate da lui. Ho conseguito piuttosto facilmente questa seconda laurea, trattandosi di argomenti che avevo già approfondito da solo e approfittando di una serie di esami in comune tra Beni Culturali e DAMS che mi erano stati convalidati. Ma sentivo di essere ancora indietro, soprattutto rispetto alla situazione internazionale, su cui cercavo di tenermi aggiornato attraverso la lettura di riviste come Artforum e Frieze, oltre alla nostra Flash Art, per la quale più avanti ho incominciato a scrivere. Così ho deciso di continuare a studiare, ma al contempo volevo vivere a New York che avevo visitato varie volte da bambino e da artista vista una partecipazione all’Armory Show.

Il risultato dell’equazione è stato piuttosto semplice: la mia scelta è caduta sul Master in Modern Art offerto dalla Columbia University. Si trattava, e si tratta tuttora, di uno dei migliori corsi di studio al mondo per intraprendere una carriera come critici o curatori, in una delle più prestigiose università, e in una delle più progredite e affascinanti metropoli. Il master era stato fondato nel 1997 da una delle mie insegnanti, Rosalind Krauss, una delle figure fondamentali nella storia dell’arte del XX secolo, e anche per questo piuttosto limitato: solo una dozzina di studenti è ammessa ogni anno. Tra quello per curatori, critici e storici dell’arte, scelsi il percorso per critici, che in un paio d’anni mi ha permesso di acquisire una prospettiva completamente diversa sulla storia dell’arte contemporanea, molto più progredita in termini teorici e più articolata.

Alla fine del master, nel 2006, sono tornato in Italia, ma ho continuato a venire a New York almeno un paio di volte l’anno, prima di ritrasferirmici nel 2010.

Columbia University vs corsi universitari italiani: come cambia l’approccio alla storia dell’arte?
Certamente la prospettiva americana è diversa, meno autoreferenziale di quella italiana, dove l’usuale mancanza di distinzioni tra storia e mercato riduce il valore culturale dell’arte a un mero riflesso di tendenze e relazioni sociali. Quello che trovai alla Columbia, invece, è stata una certa sacralità e un rispetto per l’arte che non avevo mai conosciuto prima: non la sudditanza per quelli che in Italia alcuni chiamano ancora “maestri”, ma un’autentica attenzione per l’arte come una delle più elevate attività umane. Inoltre, fui completamente sedotto da un modello di insegnamento completamente aperto verso lo studente, in cui lo studente, soprattutto durante i seminari, ha la possibilità di esprimersi e articolare un proprio ragionamento, una “responsabilità” che né a me né a nessuno degli studenti con cui ho seguito i corsi universitari in Italia, era mai stata accordata.

Di cosa ti occupi oggi precisamente?
Dopo aver tenuto alcuni corsi alla NABA, un’accademia di belle arti a Milano, ho compreso quanto amassi insegnare e quanto l’insegnamento dia concretezza a tante attività teoretiche in cui sono immerso. Così, tornato a New York, mi sono messo subito alla ricerca di possibilità di insegnamento. Da cinque anni insegno alla Rhode Island School of Design (RISD), a Providence, nello stato di Rhode Island, dove mi reco ogni settimana come pendolare da New York. Per un anno ho anche insegnato alla Parsons, un’istituzione simile alla RISD, parte della New School, qui a New York. Ma la RISD – sempre in cima alle classifiche come il miglior college d’America per studiare arte e uno dei migliori del mondo – è l’istituzione da cui ho avuto maggiori soddisfazioni e che mi ha dato la possibilità di formarmi come professore.
Insegno un corso di storia e teoria dell’arte contemporanea e uno di performance art, entrambi interamente disegnati da me.

Sono anche autore di un libro, appena pubblicato da Princeton Architectural Press, una delle più rinomate case editrici per quanto riguarda pubblicazioni di arte, architettura e design. Il libro si intitola Come Together: The Rise of Cooperative Art and Design e tratta del fenomeno in crescita di artisti che decidono di lavorare in collettivo. Per realizzarlo, ho intervistato e raccolto le immagini di 40 duo e collettivi di artisti emersi negli ultimi vent’anni e attivi oggi in diverse parti del mondo.

Come together

Recentemente ho anche deciso di continuare a studiare. Al momento sto facendo un dottorato in Arte e Media alla Sorbona a Parigi. A maggio curerò una mostra presso Onomatopee, uno spazio non-profit di Eindhoven, Olanda, in occasione dell’uscita di un mio nuovo libro, che prende in esame le relazioni tra arte e produzioni discografiche. Del resto, scrivo per diverse riviste come freelance. Dopo Flash Art, ho scritto per Kaleidoscope, e attualmente collaboro con DAMn° (una rivista belga) e L’Uomo Vogue, nonché riviste accademiche. Sempre più di frequente partecipo a conferenze accademiche: parlerò all’università di Yale la prossima settimana per una conferenza su Pasolini.

L’università a Ravenna, che ricordi hai di quel periodo?
Di Ravenna ricordo i miei continui viaggi in treno da Bologna. Ho deciso di non trasferirmi a Ravenna e così ho fatto il pendolare per circa cinque anni. Altri come me facevano lo stesso, inclusi tanti docenti che insegnavano al DAMS a Bologna, ma avevano incarichi a tempo determinato a Ravenna.

Ricordo diverse discussioni in treno con Alfredo De Paz e Paola Sega Serra Zanetti, che guarda caso sono anche stati i primi a permettermi di avvicinarmi all’arte moderna e contemporanea. A Ravenna ho fatto anche alcuni incontri importanti, tra cui quello con Emiliano Biondelli, oggi fotografo affermato ed editore di libri d’artista.

Cosa ti senti di dire o consigliare a chi è uno studente universitario oggi e sogna di lavorare in campo artistico?

‘Lavorare in campo artistico’ è una concezione piuttosto generica. Ci sono tanti ruoli e figure professionali nel mondo dell’arte. In Italia, purtroppo ci sono anche tante figure amatoriali che grazie a relazioni sociali o capacità auto-promozionali riescono a farsi ascoltare. In generale quello che mi sento di consigliare è di effettuare un percorso di studi il più possibile trasversale, dettato dai propri interessi, e costruito attraverso corsi di studio all’estero.

Non basta fare un Erasmus di sei mesi in Spagna ovviamente. Bisogna mettersi in gioco e, più che con culture straniere, confrontarsi con metodi di insegnamento e prospettive internazionali. Condizione fondamentale, dunque, è quella di tenersi aggiornati, entrare a far parte di una comunità globale di studiosi e conoscere bene la storia dell’arte fino alla stagione precedente. Infine, quello che consiglio è di leggere avidamente. Gran parte della mia conoscenza la devo alla mia curiosità che mi ha portato a interessarmi di fenomeni che difficilmente puoi trovare in un corso universitario.

Profilo biografico
Francesco Spampinato è uno storico dell’arte contemporanea e cultura visuale, scrittore e artista. Dopo due lauree in Conservazione dei Beni Culturali e DAMS Arte, entrambe presso l’Università di Bologna, ha conseguito un Master in Modern Art: Critical Studies Track presso la Columbia University di New York, ed è al momento dottorando in Arte e Media presso Sorbonne Nouvelle, Parigi. Insegna alla Rhode Island School of Design (RISD), Providence, ma anche insegnato alla NABA, Milano, e Parson, The New School, New York. È autore del libro Come Together: The Rise of Cooperative Art and Design, Princeton Architectural Press, New York 2014. Suoi articoli son stati pubblicati su diverse riviste tra cui Apartamento, Artlab, DAMn°, Flash Art, Kaleidoscope, L’Uomo Vogue e Waxpoetics. Vive a New York.

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Michela Casadei
Orari di ricevimento
dal lunedì al venerdì 8.30 - 14.30