Un Dante speciale, per noi sognatori

di Michela Casadei

Una versione di Dante ‘speciale’ per gli studenti di Conservazione a Ravenna. È quella di Sebastiana Nobili, docente del corso di Letteratura italiana al primo anno della triennale.

Sebastiana Nobili

Sebastiana Nobili

“È giusto vederla così la Commedia, come un oggetto che fa parte del nostro patrimonio culturale, al pari della Gioconda di Leonardo o della Nike di Samotracia. E come tale da salvaguardare e valorizzare. Un compito che i nostri studenti avranno una volta usciti di qui. È ormai noto infatti che non si possono considerare beni culturali solo quelli materiali ma anche quelli immateriali, gli elaborati del pensiero come la Divina Commedia”.

Il tema è di attualità in questi giorni di Settembre dantesco e di iniziative dedicate al grande Poeta.

“A chi studia Beni culturali non posso pensare di insegnare Dante soltanto in maniera filologica, come farei se fossi a Lettere. Qui guardiamo a Dante come ad un interprete della storia del suo tempo. E parliamo di Dante non solo attraverso ciò che ha scritto, ma anche attraverso ciò che su di lui è stato e viene scritto, attraverso gli effetti della sua Commedia nella storia della cultura.

A parte che su Dante esiste una letteratura critica vastissima, oggi lo scrittore è diventato un’icona universale, che davvero ‘funziona’, soprattutto all’estero: su di lui si scrivono biografie e romanzi, ma è anche diventato protagonista di fumetti e videogiochi”.

Perché?

“Ci interroghiamo su questo con i miei studenti. Una prima risposta ce l’ha data Montale quando, nel 1965, ha detto che

Dante non è moderno, ma c’e qualcosa che ce lo rende stranamente vicino.

È così: Dante vive di un’attualità perenne.
Per questo su Dante si innescano molte discussioni nelle nostre aule, perché in Dante ci si rispecchia, si cerca in lui e nella sua Commedia una conferma della propria visione del mondo.
Per questo nel corso della storia Dante è stato ‘piegato’ ai diversi usi, anche politici: nel Ventennio veniva invocato come un profeta dell’avvento del fascismo, ma nei campi di concentramento – come racconta Primo Levi – ripetere i suoi versi era un’ancora di salvezza per i deportati”.

Agli studenti, spiega Sebastiana Nobili, piace un’interpretazione molto legata alle vicende di oggi: quella di Dante come poeta dell’esilio, come colui che cerca asilo dopo essere fuggito dalla patria. E quale tema è più attuale oggi di questo?
La vita di Dante inoltre è una storia di piccoli gialli, che intrigano e sanno ‘catturare’: ancora non è chiaro, ad esempio, perché Dante nei suoi scritti non parli mai del proprio padre; o come avvenne la rottura con il suo migliore amico, Guido Cavalcanti.
Impossibile, dunque, non lasciarsi affascinare, perdersi e appassionarsi a questa ‘speciale’ versione di Dante.

“E se qualche mio studente è ancora perplesso e mi chiede perché studiare Dante a Beni Culturali, io gli cito uno dei più grandi scrittori del Novecento, Jorge Louis Borges, che imparò l’italiano leggendo la Divina Commedia:

Dante è stato un grande sognatore, e da 700 anni riesce a contagiarci del suo sogno”.

Documenti allegati

Commenti

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Contatta il responsabile di quest'area?

Michela Casadei