Alice, volontaria in Bulgaria: ho fatto cose che

di Alice Primo

“Sto cercando un’esperienza che mi metta in discussione, che cambi le mie credenze su me stessa e il mondo; che mi permetta di apprendere nuove competenze di abbracciare nuovi aspetti della mia personalità e nuove collaborazioni. Sto cercando un’esperienza educativa sotto ogni aspetto e ovviamente migliorare il mio inglese. Ma sopra ogni cosa voglio dedicarmi completamente ad un progetto che abbia un impatto positivo e apporti dei benefici concreti alla comunità”.

A parlare è Alice Primo, volontaria ESC  (Corpo europeo di solidarietà), che ha svolto la sua esperienza in Bulgaria:

Alice Primo

“Scrissi queste frasi nella mia lettera di presentazione per il progetto Culture Unites a cui ho partecipato per tre mesi a Samokov in Bulgaria con Seed Foundation all’interno del programma Erasmus plus: SVE (servizio volontario europeo), poi divenuto ESC (Corpo europeo di solidarietà). Quando le scrissi non avevo la minima idea di quanto queste parole si sarebbero poi realizzate nella realtà e con tale potenza.

Sono partita dall’aeroporto di Venezia il 7 maggio con una montagna di preoccupazioni e adrenalina, tanto da bloccarmi lo stomaco e tenermi sul punto di piangere ogni 5 minuti. La paura di non essere abbastanza competente, di non avere nulla da dare al progetto, di non trovarmi bene con il team, di non riuscire a comunicare visto il mio cattivo inglese; tantissime paure riempivano i miei pensieri ma desideravo davvero quello che ho scritto nella mia presentazione che mai ho pensato realmente di non partire o abbandonare il progetto.

Sono arrivata a Samokov che il programma era già iniziato e gli altri volontari avevano già ben in mente tutto il processo e i loro ruoli. Io mi sono inserita pian piano con un po’ di timidezza iniziale, ma fin da subito ho sentito così tanto il sostegno da parte del gruppo, che tutto è venuto poi molto naturalmente. Ho scelto il progetto Culture Unites per il suo scopo: dimostrare alla comunità di Samokov, in cui coesistono differenti realtà ed opportunità, come l’arte e la cultura siano dei collanti tra persone provenienti da diversi paesi con vite ed esperienze tal volta opposte e non sempre facili da comprendere e integrare. Attraverso workshops artistici, eventi, festival, concerti, presentazioni e incontri abbiamo effettivamente contribuito a creare a Samokov e successivamente anche a Troyan, ricchezza e valore con nuove idee e prospettive; tanto che la comunità ha dimostrato in più occasioni il suo sostegno. Tutt’oggi ricevo ancora messaggi da meravigliosi ragazzi che hanno partecipato ai nostri eventi e che ci tengono a condividere con me le loro passioni, momenti difficili, preoccupazioni per il futuro e le loro creazioni artistiche.

Questo è esattamente l’impatto positivo di cui accennavo nelle frasi iniziali e mi rende molto felice ed orgogliosa del progetto, del team e di me stessa.
In tutto ciò il mio ruolo è iniziato con la sfida di tenere per la prima volta un mio workshop artistico e successivamente si è ampliato creando installazioni e opere per spazi e parchi, con piena libertà di decidere come e dove creare una cornice attorno all’ evento il più possibile accogliente e positiva, esprimendo la mia creatività ed inventiva, che erano rimaste in pausa per un po’ di tempo.

Ebbene, sono stata a Samokov solo per tre mesi ma che mi sembrano tre anni nei quali ho vissuto costantemente all’ interno di un frullatore di emozioni, ho imparato tantissimo e fatto cose che non avrei mai immaginato.

Alice durante le attività di gruppo

Ho parlato inglese ogni giorno contaminato da francese, polacco e bulgaro, ho condiviso l’appartamento con sei sconosciuti ma delle cui anime mi sono innamorata profondamente. Ho partecipato alla registrazione di un videoclip musical nel bel mezzo di Samokov, sono stata protagonista di un servizio fotografico. Ho inventato giochi di ogni tipo per i ragazzi e bambini, ho realizzato una presentazione sull’Italia di fronte ad un pubblico bulgaro, polacco, francese, egiziano, portoghese, spagnolo e non so più chi altri. Le mie mani hanno lavorato e modellato diversi materiali: plastica, ferro, vernice, tessuto, legno e corde. Ho fatto la barista e dipinto muri di diverse città. Ho viaggiato e camminato per ore in mezzo alla meravigliosa natura della Bulgaria rimanendo costantemente a bocca a aperta; mi sono innamorata della luce e di come il sole illumini le case prima del tramonto. Ho conversato con tantissime persone molto diverse tra loro, provenienti del ghetto, santoni lungo la strada, artisti e musicisti, consiglieri comunali e sindaci di diverse città. Ho partecipato a un concerto gospel, al gay pride, al jazz festival di Sofia, alla messa Ortodossa e a un matrimonio in vero stile Bulgaro. Sono stata svegliata intere notti a ridere e a scherzare con i miei compagni di avventura nel bel mezzo della foresta in compagnia di cani selvatici che si sono innamorati di noi. Ho parlato di fronte a studenti di ogni età, di me, delle mie esperienze, del perché sono in questo programma cercando di invogliarli a cercare nuove prospettive e a mettersi in gioco, abbattendo la mia timidezza e guadagnando tantissima autostima e fiducia in me stessa.

Credo che la riuscita del progetto, in particolare della mia esperienza sia dovuta a come io abbia scelto di viverla. E ho scelto di vivere questa esperienza il più profondamente possibile fin da subito senza risparmiarmi nelle attività e nelle relazioni con gli altri componenti del team. Non ho programmato nulla ho seguito semplicemente il flusso e ho risposto “SI”, come nel film “Yes Man” con Jim Carrey, ad ogni proposta e iniziativa. Ho condiviso tutta me stessa e ho avuto le mie belle lezioni di vita che non dimenticherò.

Sì, perché se da un lato ho fatto tante cose e tutto sembra bello e felice, dall’ altro non sempre è stato facile. Ho scoperto di essere veramente, ma veramente, una persona piena di paure e insicurezze. E che molte delle mie scelte fino a d’ora sono state dettate da queste. Ma sto imparando che ogni giorno è una pagina bianca e che posso essere chiunque io voglia: coraggiosa, comprensiva, preparata, amorevole, determinata, fiduciosa ecc e che dipende da me soltanto, e non da quello che altre persone pensano. E in particolare ho scoperto che dall’ accettare di essere insicuri e completamente scoperti senza controllare o programmare ogni evento ne deriva una grande forza e potenza e nella maggior parte dei casi qualcosa di inaspettatamente bello.

È un’esperienza che rifarei 100 volte ancora; certo, ho pianto molto tanto quanto i miei compagni fumavano le loro sigarette, e mi sono sentita piccola e incapace innumerevoli volte ma ho accolto tutto in me stessa così com’era, infondo era questo che cercavo”.

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Michela Casadei