Azdoretta, cuoca archeologa

di Elisa Menta

“Faccio così tante cose che a volte mi perdo persino io!”. Benedetta Tarroni, in arte Azdoretta, da Russi con furore, laureata in Archeologia al Campus di Ravenna e ben legata alla terra romagnola, mi racconta divertita come tutte le sue passioni siano diventate un mestiere e come siano ormai indissolubilmente legate.

Gli studi archeologici e un primo periodo di scavi in cantiere le hanno permesso di collaborare come guida volontaria nelle bellezze del suo paese, la Villa Romana di Russi, fornendole le basi per un sogno che spera di realizzare presto, quello dell’esame per guida turistica, da aggiungere ai laboratori archeologici per i ragazzi delle scuole.

La fotografia, invece, è l’interesse che la occupa stabilmente come assistente in uno studio ma, allo stesso tempo, senza fotografie il suo blog di cucina non sarebbe lo stesso.

“Ebbene sì, ho anche questa passione” mi spiega. “Da brava romagnola fin da bambina ho avuto le mani in pasta, mia nonna mi ha insegnato le ricette tradizionali, a tirare la sfoglia. Quando avevo 8 anni ho creato la mia prima ricetta: patate lesse schiacciate tipo purè ma in versione agrodolce, condite con olio e aceto. Chiamai questa creazione la magnacca e la inserii anche nel ricettario delle scuole medie”. Da allora però Benedetta ne ha fatta di strada.

Tutto è iniziato con le ricette di casa, fotografate e postate sul proprio profilo Facebook. Il seguito è aumentato e i commenti del tipo “Ma perché non apri un blog?” non si contavano più. Così Benedetta decise di fare il grande salto. “Nasco online nel dicembre 2015. Il primo problema è stata la scelta del nome. Di solito tutti i blog di cucina riportano il nome dell’autore mentre io volevo distinguermi dalla massa. Così nacque Azdoretta, da azdora, la donna di casa romagnola, e Benedetta. Sono riuscita in un colpo solo a unire il mio nome e le mie origini”.

Dopo un primo periodo all’interno di altri siti di cucina, dal gennaio di quest’anno Azdoretta è diventata indipendente, con un proprio sito e i propri profili social. E il proprio logo. “Ho optato per la mia firma e un fiore di cappelletti homemade poggiati sul coperchio del mio contenitore di farina. I colori sono quelli della città di Ravenna, il giallo e il rosso. Ancora una volta ho voluto sottolineare le mie origini, sono fieramente romagnola. E le competenze fotografiche mi hanno aiutato molto”.

Il blog segue principalmente due strade. Una è a chilometro zero, legata ai prodotti di aziende del territorio che Azdoretta usa e sponsorizza nelle ricette. L’altra è legata ai suoi studi e si chiama Archeocooking. Le fonti sono tante: dalla “Cena di Trimalcione” del Satyricon di Petronio a quanto trasmesso dal gastronomo dell’Antica Roma Apicio.

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Il rosatum: il vino alle rose di Apicio

“Non potevo studiare tutte le cucine di tutti i popoli, dovevo concentrarmi su quanto mi interessava di più. Io sono un’archeologa romana, documentarmi è stato un piacere. E quello che mi ha incuriosito di più ho deciso di farlo conoscere anche agli altri: così alla Villa Romana di Russi ho partecipato all’organizzazione di un evento che permettesse di ricostruire quanto si faceva all’interno visto che sono rimasti solo pavimenti. Ho preparato il garum, un condimento tipico dei tempi, a base di liquame di pesce putrefatto e spezie, naturalmente in versione ‘raffinata’ e sicura per chi mangia. Ed è stato bellissimo vedere le persone prima preoccupate e poi sorprese dalla bontà del piatto! Collaborando come guida mi sono accorta che le persone tendono a vedere la storia come un mondo a parte, invece i legami con il presente sono forti e più li fai capire più la gente è coinvolta”.

La passione culinaria è poi sbarcata anche tra le mura universitarie ma questa volta strizzando l’occhio alle tradizioni romagnole. “Un anno fa l’allora presidente dell’associazione studentesca UniversiRà, mio ex compagno di corso, venuto a sapere del blog mi ha chiesto di fare da ‘insegnante’ in un mini workshop di cucina, I-Chef, tre lezioni per diffondere le tradizioni romagnole e aiutare i fuori sede a ‘campare di non sola plastica’. C’è stato un boom di iscritti, abbiamo detto anche dei no a malincuore. Così quest’anno siamo tornati con altri due cicli di lezioni e sono arrivate richieste anche da non studenti”.

Protagonisti i piatti della tradizione, dalla piadina ai cappelletti passando per il tiramisù. Con le mani in pasta studenti da tutta Italia e internazionali.

La cucina è cultura. Si respirava proprio uno scambio di conoscenze, di tradizioni. Non sono mancate tante sorprese e risate. Dai ragazzi più precisi e bravi delle ragazze, ad esempio, fino all’attenzione assoluta degli stranieri. Poi la nascita di un nuovo sport olimpico, la pasta tirata al matterello nei modi più assurdi, con le ragazze che praticamente ci si sdraiavano sopra. E le nuove forme di piadina o le chiusure a sacchetto o a triangolo dei cappelletti, da fare invidia all’arte astratta. Fino alla piadina tirata come fosse una pizza dal ragazzo pugliese o le gare improvvisate tra Regioni, Alto Adige contro profondo Sud”.

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Azdoretta nella sede di UniversiRà durante il workshop

Anche questa volta Azdoretta ha trasmesso le sue passioni. “Purtroppo non potevamo cucinare quindi i ragazzi portavano a casa i piatti crudi. Molti però si ritrovavano il giorno dopo per mangiarli insieme. Un ragazzo musulmano, invece, ha voluto seguire la ricetta tradizionale della piadina nonostante ci fosse lo strutto di maiale. E altri ragazzi polacchi sono venuti all’ultima lezione con la sorella, appena arrivata a Ravenna. Una sorta di riunione di famiglia, segno che la voglia di partecipare agli incontri era tanta”.

Per il prossimo anno Azdoretta spera in un altro boom e in qualche cambiamento. “Vorrei che il corso fosse completo di cottura così da mangiare tutti insieme. E poi ci piacerebbe una sorta di ‘competizione tra regioni’ sulla scia dell’International Dinner o una vera e propria gara con una giuria di studenti”.

Intanto, tra cucina, blog, fotografia e archeologia le cose da fare non le mancano. “E poi ci sarebbe anche la pallavolo…”. Ma questa è un’altra storia.

 

Foto di copertina @azdoretta_blog

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