Mi chiamo Ofelia Ferrero, sono spagnola e due anni fa ho deciso di frequentare la laurea magistrale in Cooperazione internazionale e diritti umani in lingua inglese nel Campus di Ravenna. Dopo aver finito la triennale in diritto in Spagna, a portarmi qui è stata la mia curiosità per la politica internazionale e i diritti umani.
Durante il primo anno a Ravenna sentivo il bisogno di conoscere meglio il contesto migratorio; per questo e anche per mettere in pratica quello che stavo studiando sui libri, ho iniziato a fare le prime esperienze pratiche di tirocinio.
Sono stata l’assistente del professor Gabriel M. Lentner, docente e dottorando di diritto internazionale all’Università di Krems an der Donau. Questa esperienza mi ha aiutato a conoscere meglio il mondo accademico e a mettere in pratica le mie conoscenze di diritto.
Ho inoltre fatto un’esperienza online da Ravenna con una ONG chiamata Al Otro Lado, che si occupa dei processi legali di richiesta di asilo per i rifugiati che attraversano il confine tra Stati Uniti e Messico, e aiuta nel processo legale per i richiedenti asilo. Il mio ruolo era principalmente quello di fare da traduttrice spagnolo-inglese delle testimonianze delle persone coinvolte.
Questa attività è stata di grande impatto per me, perché è molto difficile affrontare questioni così delicate al telefono, senza essere in grado di mostrare empatia e umanità alle dure storie che mi hanno raccontato, ed è per questo che ho deciso di andare in Grecia, durante l’estate tra il primo e il secondo anno.
Sono partita come volontaria in un campo profughi tramite un tirocinio curriculare organizzato da Unibo. Lì ho trascorso due mesi come volontaria svolgendo diverse mansioni: insegnamento della lingua tedesca e inglese, distribuzione di beni di prima necessità, gestione del magazzino…un po’ di tutto!
L’esperienza a Korintosh in Grecia ha certamente segnato il mio cuore in modo molto profondo. Dare volti e storie ai titoli dei giornali che ci raccontano giorno per giorno la realtà della migrazione in Europa non è stato facile. Capire che il destino di due giovani della stessa età è basato sulla loro posizione geografica, fa pensare che la giustizia non esista. L’amore che ho ricevuto dai ragazzi del campo è stato incredibile e… in un certo senso mi è sembrato immeritato e ingiusto, che, attraverso le circostanze della vita, proprio loro siano finiti in un campo profughi e ogni giorno siano guardati dall’alto in basso e ignorati. Non c’è dubbio che essere in un campo è molto duro per loro, alcuni di loro sono qui da più di due anni; tuttavia, il sorriso con cui ci venivano incontro è sempre stato gigantesco. L’affetto ricevuto è stato travolgente: durante un solo mese ho avuto l’opportunità di conoscere anime pure che hanno avuto molta sfortuna nel gioco della vita, che aspettano il loro destino in una prigione greca. L’esperienza come volontaria mi ha toccato davvero e ha attivato il mio desiderio di diventare un altoparlante e di gridare le ingiustizie che migliaia di persone vivono non così lontano da noi.
Una volta tornata a Ravenna, non mi è sembrato giusto interrompere l’attività che stavo svolgendo da mesi, e grazie alle condizioni che Ravenna mi ha fornito (un’amministrazione comunale molto ricettiva nei confronti di qualsiasi iniziativa, un tirocinio curriculare all’ufficio immigrazione, e un gruppo molto numeroso di colleghi interessati all’argomento), ho deciso di fondare Ravenna Must Act, un gruppo studentesco dedicato alla difesa dei diritti umani e alla denuncia di ciò che accade alle frontiere europee. Insomma, Ravenna mi ha dato un mondo di opportunità, un luogo dove sento di essere cresciuta molto come persona, dove mi sono sentita parte della comunità locale e anche un luogo pronto al cambiamento.
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