“Io, che faccio viaggiare le opere d’arte”

di Michela Casadei

Una mostra d’arte non è solo quanto possiamo ammirare, l’esperienza dell’incontro di ognuno con la bellezza.

Una mostra d’arte è una squadra di lavoro. Un viaggio che inizia molto prima dell’esposizione al pubblico e coinvolge numerose persone e diverse competenze.

Per dar vita a una mostra d’arte servono tanti fondamentali passaggi. La pianificazione di un allestimento può partire anche due anni prima dell’esposizione. Il curatore sceglie le opere e insieme al suo gruppo di lavoro definisce il tema della mostra. Poi, servono tante mani per realizzare il progetto scientifico.

“Nella grande operazione che è portare le opere al pubblico, c’è un pezzetto che è tutto mio. Una piccola tessera che io considero un grande privilegio”. A dirlo è Elisa Menta, laureata in Comunicazione a Bologna e poi in Giurista d’impresa a Ravenna, che dal dicembre 2020 lavora al Mar di Ravenna dove si occupa della segreteria tecnica organizzativa delle mostre. A Fondazione Flaminia piace anche ricordare che ‘in tempi non sospetti’ è stata anche una sua bravissima servizio civile.

“Il mio lavoro consiste nel far viaggiare le opere d’arte, accompagnarle nel percorso che dal museo di provenienza le porta davanti ai nostri occhi. Curo ogni aspetto organizzativo, dalla richiesta di prestito, ai trasporti, dall’assicurazione ai soggiorni degli accompagnatori”. Una volta che l’opera è arrivata, partono le procedure per l’allestimento. La prima cosa è controllarne le condizioni. “Tra i momenti più emozionanti, c’è proprio questa fase: l’opera viene aperta davanti ai nostri occhi, ci sono i restauratori e pochi altri, è qualcosa di intimo, ed è sempre un impatto fortissimo vederla nuda, senza vetro”, spiega Elisa.

La ‘prima volta’ di Elisa è stata con la Madonna in trono con bambino proveniente dal Louvre che ritornava a Ravenna dopo circa 160 anni.
“Avere di fronte questa scultura, per me, che amo tantissimo l’arte antica, è stato un colpo al cuore, indimenticabile. In questa occasione non eravamo soli, era stato organizzato un momento con i giornalisti e il sindaco di Ravenna: lì ho sentito tutto il privilegio di fare questo lavoro, essere tra i pochi ad accogliere questo capolavoro mi ha fatto sentire profondamente grata”.

L’emozione è grande e c’è ogni volta. All’emozione, ammette Elisa, si accompagna sempre l’ansia di sbagliare. Si tratta spesso di opere di milioni di euro, dal valore inestimabile. “Avere a che fare con un Giotto o un Cimabue, come è capitato, per fare un esempio, non è cosa da tutti i giorni, che si può gestire con leggerezza”, confessa Elisa.

E la responsabilità c’è anche per il ‘rientro’ perché dopo il viaggio di andata bisogna occuparsi di quello di ritorno avendo cura, dopo l’allestimento, anche del dis-allestimento, e quindi di nuovo dell’accompagnatore, dei trasporti, dell’assicurazione, sempre con nuovi soggetti e quindi senza mai potersi affidare a una routine o a passaggi scontati. “Di solito, non sono tranquilla fino a quando non so che le opere sono al sicuro a casa”.

In tutto questo c’è tanta voglia di imparare, di fare le cose sempre meglio: “Sono entrata in servizio in un momento difficile, in pieno covid, quando le mostre non si aprivano ma si chiudevano. Le cose sono migliorate indubbiamente ora. Resta il fatto che sono comunque all’inizio della mia storia lavorativa in questo campo anche se ho avuto tante esperienze precedenti, e che ho ancora poca esperienza. La mia tecnica è di ‘rubare’ a chi mi sta vicino, fare tesoro di quello che fanno gli altri, colleghi e no, e mettere sempre passione e massimo impegno in quello che faccio”.

 

La prossima mostra di cui Elisa si occuperà sarà a ottobre in occasione della VII Edizione di RavennaMosaico – Biennale di Mosaico Contemporaneo. “Sarà di certo anche questo un momento magico – spiega Elisa, che intanto si gode il suo speciale rapporto con l’arte:

“Per me che non avevo una formazione specifica in questo campo, pur avendo sempre avuto una attrazione fortissima verso ogni espressione artistica, l’incontro con questo mondo è stato una scoperta bellissima e inaspettata. Avevo idea di un mondo sepolto, lontano dalla gente e molto elitario. Qui ho invece capito che è un universo fatto di persone, vivo, pieno di vita. E questa è stata una magnifica rivelazione che auguro a chiunque si approcci all’arte perché l’arte non è un mondo distante, l’arte è di tutti”.

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