Il mare come luogo dove trovare la pace, il mare come fonte a cui soddisfare la propria sete di conoscere e voglia di scoprire. Il mare come svago e al tempo stesso lavoro. Inizia dall’amore per il mare la storia di Eva Turicchia, ricercatrice ecologa del Dipartimento BiGeA.
“Inizialmente avevo intrapreso tutt’altro percorso formativo – esattamente Scienze politiche internazionali a Forlì – poi i miei genitori hanno insistito perché seguissi una lezione di Scienze Ambientali a Casa Matha, lì ho capito che era quello che volevo fare. Ero già istruttrice sub ma la laurea nella triennale in Scienze ambientali prima, la magistrale in Biologia Marina e il dottorato in Scienze della Terra, della Vita e dell’Ambiente dopo, mi hanno permesso di entrare veramente in quel mondo, anche da un punto di vista professionale”.
Oggi Eva è una ricercatrice junior in ecologia, neodocente di Biologia Marina dell’Università di Bologna al Campus di Ravenna, ne è passato di tempo da quando ogni estate partiva per fare le stagioni come istruttrice subacquea. In questa veste ha girato il mondo, è scesa nelle profondità delle acque dei mari più diversi e affascinanti, dalle Maldive, al Mar Rosso, dal Mediterraneo all’Oceano Pacifico.
Sono mille le esperienze pazzesche che ha vissuto come sub: “tra le tante potrei citare il fiume di pesci martello a Sharm El-Sheikh, il pesce luna all’Isola d’Elba, le Tegnùe nel Nord Adriatico, le pareti di gorgonie rosse e gialle nel Mediterraneo, le coloratissime lumache di mare, e poi ancora quella volta che mi sono imbattuta nelle aquile di mare alle Maldive o l’emozione per il primo cavalluccio Hippocampus bargibanti in Indonesia. Tutti questi sono stati per me momenti di pura felicità che mi riportano alla mente gli “amici sub” con ho li ho condivisi.
Il mare è sempre stato per Eva un’attrazione fatale: il primo brevetto appena maggiorenne, poi i successivi step per specializzarsi nelle varie specialità e livelli dall’open water, all’advanced open water, dal brevetto di rescue diving a quello di istruttore subacqueo, fino ad ottenere la certificazione Advanced Italian Scientist Diver una volta laureata. Il mare le ha permesso anche di esprimere la sua parte più creativa con le foto subacquee, di cui è appassionata.
La vera svolta però è venuta con la decisione di intraprendere gli studi universitari in Scienze ambientali a Ravenna: “Sentivo che mi mancava qualcosa. La passione per il mare e le immersioni fino ad allora erano state solo divertimento. La vera sfida era capire ciò che stavo osservando”.
Sono seguiti anni molto impegnativi ma anche molto belli che Eva porterà sempre nel cuore: “Ero a Ravenna, a casa mia, ho vissuto il periodo universitario da privilegiata, ma anche il fatto che il campus ravennate sia sempre stato a misura di studente è stato un grande vantaggio, ho trovato amicizie che ho ancora oggi. Ricordo i ‘martedì etnici’, appuntamento fisso a casa mia, dove preparavamo piatti originari del mondo ed erano momenti straordinari di condivisione”.
E poi che dire di quella volta in cui i miei compagni di corso alla triennale mi hanno organizzato la festa di compleanno sott’acqua con tanto di torta di spugna e starlight come candeline…senza rinunciare a mangiare poi la torta vera e propria che per l’occasione era stata messa in siringoni! Incredibile. Eravamo un gruppo veramente affiatato, si studiava tanto, ma non mancavano i momenti di sana vita universitaria”.
Anche il rapporto con i docenti è sempre stato speciale, soprattutto l’aspetto umano non è mai mancato e vuol dire tanto. Tra i professori che più hanno significato per Eva ci sono Marco Abbiati e Massimo Ponti, entrambi ecologi marini, di cui oggi Eva è assistente.
“Entrambi sono tutt’ora per me punti di riferimento e modelli di ruolo. Da loro ho imparato che nella ricerca scientifica bisogna avere serietà ed etica, bisogna mettersi sempre in gioco e non sentirsi mai arrivati.”.
Quello che Eva ha ricevuto come studentessa, ora cerca di restituirlo come docente. “Del mio lavoro, accanto alla possibilità di fare ricerca, studiare e fare immersioni scientifiche, l’aspetto che amo di più è il contatto con i giovani: poterli guidare è infatti per me allo stesso tempo una maniera per mettermi in gioco e un’occasione per confrontarmi con loro”.
Commenti