Come dice la canzone dei Green Day “Sometimes I give myself the creeps”, “a volte mi do i brividi da sola”: da quando sono fuorisede a Ravenna, ne combino di tutti i colori.
Molti conoscono le mie disavventure con gli autobus per cominciare. Questa è una storia di ritardi (non solo miei però!, anche degli autobus!), coincidenze perse, attese, tratti di percorso a piedi e, poiché il principale tragitto che faccio è quello tra il mio alloggio e il corso di Scienze ambientali, purtroppo anche di lezioni saltate.
Allora ho capito: non c’è proprio intesa tra me e questo mezzo, e ho cominciato a usare la bicicletta, che a Ravenna è comodissima, anche per muoversi da un capo all’altro della città, visto che non si tratta mai di grandi distanze. Ma anche qui…però…me ne sono capitate delle belle!
Prima di raccontarvi cosa mi è successo con la bicicletta, lasciatemi però parlare dei taxi, l’unico mezzo di trasporto presente dopo una certa ora a Ravenna: l’anno scorso, un sabato sera, all’una di notte, ho cominciato a chiamare i soliti servizi di taxi e uno non rispondeva, l’altro andava solo su appuntamento, un autista mi ha perfino risposto, con la voce impastata di sonno “ma è l’una…”. Insomma, avete capito: meglio la bici!
Una buona notizia è che in città hanno attivato un servizio di biciclette a noleggio, che paghi a tempo. Ma udite udite: anche qui sono riuscita a combinarne una delle mie! Una sera sono uscita con gli amici (quando ancora non c’era il coprifuoco), ho parcheggiato la bici in centro e, pur controllando le regole del noleggio, non ho visto la postilla “se la lasci fuori dalle stazioni di riconsegna continui a pagare”… e così sono riuscita a spendere la folle cifra di dieci euro visto che non l’ho ripresa per tre ore. Non voglio dirvi la rabbia, potete immaginare!
La seconda volta che ho comprato un abbonamento ci sono andata in facoltà, e appena arrivata ho realizzato con grande orrore che là non ci sono proprio stazioni di riconsegna, ma neanche nel raggio di un chilometro, e così me ne sono andata alla stazione più vicina e ho perso la prima ora di lezione tornando indietro in autobus… non riesco neanche a imparare dai miei stessi errori, allucinante, vero?
I problemi continuano col fatto che qualche mese fa ho cambiato la carta: questa aveva un PIN molto ripetitivo, che non era un male se non fosse che proprio per questo motivo continuavo a invertire due cifre. Inutile dire che l’ho bloccata due volte nell’arco di tempo di tre settimane: e il bello è che la prima delle due l’avevo anche scampata, ma poi ho sbagliato di nuovo il PIN (me la cerco, sì). E una terza volta mi si è “scollegata”, a detta del call center della banca, non so neanche come sia possibile… comunque sia sono rimasta senza soldi anche quella volta, e meno male che non avevo granché da fare visto che le mie lezioni erano tutte online.
D’altronde a volte me le cerco proprio, ad esempio quando devo studiare per un esame importante, entro per diretta conseguenza nel mood “trovo qualunque modo per sprecare tempo”: fare decorazioni di Natale, cucinare piatti complicatissimi, vedere conferenze a caso, andare a fare la spesa in un negozio a 5 km da casa, o semplicemente fissare il vuoto pensando “devo concentrarmi…”, una pessima strategia.
Un’altra volta ancora ho fatto una cosa che poteva mandarmi tranquillamente all’ospedale. L’anno scorso, mentre preparavo l’esame di chimica, passai una giornata tormentata dal mal di testa, con palpitazioni e debolezza generale, mi sentivo malissimo. Pensavo fosse carenza di acqua e quindi continuavo a bere, finché non mi cadde l’occhio sul beccuccio della borraccia: nella parte interna era tutto nero, con strani disegni geometrici e allora ricordai che poco tempo prima avevo messo del miele nell’acqua per farmi passare un mal di gola e dopodiché non avevo lavato la borraccia…: stavo bevendo acqua ammuffita da giorni, ci credo che stavo male! Sciacquate sempre bene le borracce, ve lo dico da amica.
Insomma, per adesso le avventure della Maty pasticciona finiscono qui, e spero tanto che non continuino!
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