Studente ‘gazzella’, patrimonio dell’umanità

di Valentina Galletti

“Ogni mattina la gazzella si sveglia e sa che dovrà correre più forte di un leone per sopravvivere.”

Così ogni giorno è per uno studente fuorisede una sfida di sopravvivenza quotidiana.
Pensiamo a tutti quei piccoli atti di coraggio che uno studente fuori sede deve fare.
In inverno ha la forza di abbandonare il piumone e andare  all’università.

Consideriamo il coraggio che questo comporta: prendere la bici e affrontare la nebbiosa e fredda Ravenna e rischiare il congelamento delle articolazioni, con annesse conseguenze alla Jack Torrance.

Ma non è finita qua: una volta arrivato a lezione, lo studente dovrà dare il 100 % e far lavorare tutti i neuroni (aggiungerei rimasti) per seguire la lezione, prendere appunti e all’occorrenza assecondare il docente per rendere una lezione dinamica e attiva e non la riedizione di “the walking dead”.

 

“La mattina mi ci vuole il cardiologo
Il veterinario, una plastica facciale”
(Bandabardò, Vento in Faccia) 

 

Dopodichè la scelta ricade sulla location giusta dove poter studiare: la ricerca disperata di un posto in biblioteca. Se parliamo dei periodi di sessione, la questione si fa interessante; lo studente diventa un vero Indiana Jones alla ricerca di un posto. Le capacità su cui fa leva sono: relazionale, visiva (oltre la norma), e infine di forte creatività. In extremis serve essere dei visionari (che è una dote non comune).

Lo studente che applica le capacità relazionali è lo studente così social e inserito nella comunità studentesca che fa leva sulle sue conoscenze… e ovviamente a che servono tutti ‘sti amici se non li si può sfruttare per farsi occupare un posto?!. Lo studente che invece vuole fare tutto da solo, il cosiddetto “branco con un lupo solo”, di solito sviluppa in maniera esagerata le capacità visive: ha uno sguardo da falco e vanta occhi bionici, è in grado di vedere il posto più lontano e disperso nei meandri della biblioteca; infine se tale studente ha evidenti deficienze visive, queste vengono compensate con un’elevata creatività, sfiorando le doti di un visionario: nothing is impossible, un posto si trova sempre e se non c’è si crea.

Ma lo studente non è solo studio: è anche vita sociale e sopravvivenza tra le “faccende” quotidiane. Piccole donne e piccoli uomini crescono: imparano la difficoltà della vita, la gestione del tempo e l’arte della convivenza perfetta.

Infatti uno studente tra un pagina e l’altra, tra un esame ed un altro, cerca di preservare la sua vita sociale: il suo calendario così prevedrà la partecipazione a qualche aperitivo Kartoffel, dove il degrado è all’ordine del giorno come anche la versione remix di Geordie di Gabry Ponte; altrimenti prediligerà qualche serata tra Kojak e Bronson, seguendo i propri gusti personali (ahimè son di parte, ma i live e i post-live al Bronson spaccano!); oppure imbucarsi direttamente a qualche festa, dove poter applicare la tanto studiata tecnica dell’osservazione partecipante del superbo Malinowski.

Ma non solo, lo studente fuorisede,  grazie al suo percorso di crescita, sviluppa la capacità fondamentale ai giorni nostri di convivere pacificamente con i propri coinquilini; non importa se questi rientrino nella categoria Psycho, o in quella del CDM, o sia avverso alle pulizie e al decoro pubblico, lo studente fuori sede svilupperà capacità trasversali utili alla sopravvivenza: l’adattamento o lo “scapocciamento”, con annessa domanda “chi la spunterà”?

Perciò lo studente fuori sede è una gazzella nella giungla della vita universitaria e andrebbe elevato a patrimonio dell’umanità. Si dovrebbe creare una raccolta di memorie e di coraggio, storie di sopravvivenza per i nostri posteri con al centro gli studenti fuori sede che con audacia decidono lasciare la propria casa, la propria città ma soprattutto la cucina della nonna e/o della mamma, per le quali sarai sempre “sciupato”.

 

Foto in copertina: IG @delix79

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