Noi studenti all’EXPO

di Luca Aimetti

 

Sveglia all’alba, appena il gallo inizia a cantare. Noi studenti diretti ad EXPO, ignari di cosa sta per capitare, scattiamo in piedi con gli occhi appesantiti dai bagordi della sera precedente. Organizzatissimi, con bottigliette d’acqua come se dovessimo affrontare un viaggio nel deserto del Sahara, maglioni e sciarpe perché il tempo non promette nulla di buono e l’immancabile k-way (manca solo un gommone gonfiabile) in caso proprio quel giorno si scatenasse il diluvio universale,ci avviamo verso la stazione. Il treno inizialmente vuoto, stazione per stazione si riempie sempre di più fino a quando con il tuo vicino di posto condividi anche gli indumenti. Ormai legato al tuo compagno da una indissolubile amicizia, dal finestrino appare, come un sogno ormai lontano, la fermata Rho fiera Milano EXPO.

expo 15

Le maestose costruzioni si stagliano all’orizzonte. Muniti della riduzione come studenti Unibo, siamo pronti ad assaporare la nostra giornata. A separarci dalla magnificenza delle strutture all’ interno di EXPO ci sono SOLO due cose…i metaldetector e due, dico due, interminabili ore di fila!

L’importante è non darsi per vinti, poiché la lotta è appena iniziata, rassegnati all’infausto destino decidiamo di metterci comodi e attendere. Mentre a turno andiamo a rifocillarci, la coda piano piano diminuisce. Arrivati al metaldetector sembra di essere alle selezioni di X-Factor, anziché Skin, donne poliziotto che decidono della tua vita, una selezione terribile che fortunatamente superiamo tutti e quattro.

Pagoda

Pagoda

Dopo la selezione all’ingresso, cartina alla mano iniziamo a scegliere i padiglioni. Il primo è il Nepal, una enorme pagoda rappresentazione del monte Sagarmatha (Dea madre). Felici di essere entrati, ormai pensiamo che la strada sia tutta in discesa, il sole spunta nel cielo quasi a conferma che è stato solo un brutto momento, ma, appena arrivati davanti al Nepal capiamo che in realtà è solo l’inizio di un’altra interminabile coda e che il sole beffardo si prende gioco di noi.

Padiglione Nepal

Padiglione Nepal

Stoici, continuiamo il nostro viaggio attraverso il mondo, concedendoci giusto un minuto di pausa per il pranzo… Le due ore di coda successive saranno un’esperienza da inserire nel C.V come momento di socializzazione. Tutte le speranze sono riposte nel pomeriggio, una scarica di adrenalina, o meglio di insulina, ci rende iperattivi, ci buttiamo tra la folla decisi a non perdere nemmeno un minuto, maciniamo code su code passando tra Brasile, El Salvador e la Colombia. La giornata si conclude in Sud America dove ogni stanza riprende i diversi climi colombiani, un percorso attraverso un piccolo paradiso.

Noi sulla rete del Brasile

Noi sulla rete del Brasile

Giusto il tempo di uscire e capiamo che per prendere il treno bisogna correre. Dopo uno scatto alla Bolt, con qualche muscolo in meno, raggiunta la stazione ci avviamo verso casa.

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