Apollonia, la bellezza tra le nostre mani

di Michela Casadei

Quando sotto cumuli di tele deteriorate trovi la bellezza. Quando allo sconforto iniziale si sostituisce la soddisfazione. Quando la paura che non ne esca niente sparisce di fronte a colori spettacolari. Ecco, è lì che sai di fare il restauratore.

È così che Bianca Trombi, studentessa al quinto anno della laurea in Conservazione e Restauro dei Beni Culturali, descrive la sua passione per questo mestiere e la sensazione provata durante le operazioni di restauro dei mosaici pavimentali nel parco archeologico di Apollonia in Albania a cui ha partecipato insieme ad altre colleghe e sotto la guida del docente Marco Santi.

“Il progetto ci era stato proposto alcuni mesi prima, ma fino all’ultimo non sapevamo se saremmo partite effettivamente. Era una occasione unica per noi studentesse: una esperienza di restauro sul campo, in un contesto internazionale, affiancate da una squadra di esperti locali con le specializzazioni più varie”.
Il progetto è stato possibile grazie a Fondazione Flaminia che sostiene il corso di laurea finanziando cantieri scuola internazionali dove docenti e studenti portano le loro competenze sul campo, fuori dalle aule universitarie. “Sul posto ci è stato chiaro – conferma Bianca – che avremmo avuto questo compito, mostrare e insegnare le nostre tecniche di lavoro”.

Bianca non nasconde di aver provato apprensione inizialmente: l’intervento si prospettava molto complesso e delicato. I mosaici si trovavano in condizioni estremamente precarie. “Andavano prima consolidati e puliti e poi ricollocati su un nuovo supporto, operazioni che non ammettono errori”.
Poi però tutto è andato bene: “Anche se siamo riuscite a terminare solo una parte della pavimentazione, cosa perfettamente naturale in solo dieci giorni a disposizione, è stata enorme la soddisfazione. Ci sono arrivati molti apprezzamenti”. Bianca racconta che l’esperienza è stata positiva sotto più aspetti. “Abbiamo imparato anche a presentare il nostro lavoro, cosa non così scontata. Di fronte alle autorità, la scelta di accostare la parte finita a quella solo parzialmente realizzata e a quella solo collocata (creando una sorta di ‘prima’ e ‘meraviglioso dopo’) ci ha permesso di farci apprezzare ancora di più”.

Nei dieci giorni di cantiere nel sito di Apollonia, Bianca e le sue compagne Greta Loreto, Elisa Piombo, Elena Sagripanti e Maria Giuseppina Valeri, hanno lavorato intensamente in condizioni non propriamente confort adeguando i mezzi a disposizione con le necessità che si presentavano.
“Anche questo per noi è stata una importante opportunità. Trovare soluzioni rapide, sapersela cavare in ogni situazione è spesso ciò che richiede il nostro mestiere. Nessun libro lo insegna e non sempre e non dovunque puoi contare sui materiali o i mezzi di un vero e proprio laboratorio. In Albania a esempio non avevamo la malta, l’abbiamo dovuta ricavare setacciando noi la sabbia”.

“Apollonia è stata un’esperienza straordinaria, che è servita anche a confermarmi dove e come mi vedrei nel futuro: sicuramente all’estero e in cantiere – spiega Bianca. “L’emozione ogni volta è unica: scoprire sotto la tela, retro del mosaico, colori inimmaginabili, che non esistono neppure più; passare dal nulla alla meraviglia”.

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Michela Casadei
Orari di ricevimento
dal lunedì al venerdì 8.30 - 14.30