Il diritto è ovunque, nella pubblicità, nei film e anche al supermercato

di Alessio Di Nino

Sullo schermo del videoproiettore scorrono le immagini della schiusa delle uova delle tartarughe marine: non è una lezione di biologia, come molti di voi potrebbero pensare, ma l’ultimo incontro del corso di Istituzioni di diritto romano, che fa parte degli insegnamenti obbligatori del primo anno della laurea magistrale a ciclo unico in Giurisprudenza.

Alessio Di Nino

Non dimenticherò mai la spiegazione del professore dinnanzi ai nostri sguardi perplessi per quelle diapositive non proprio giuridiche: “è il mio augurio per voi, affinché possiate concludere il vostro percorso universitario con successo e, più in generale, perché possiate realizzare gli obiettivi della vostra vita, proprio come le tartarughine appena uscite dal loro guscio che, ciascuna con il proprio passo, riescono ad attraversare la spiaggia per raggiungere il mare. Non importa a quale velocità raggiungerete la meta, l’importante è farcela”.

In effetti, solo qualche ora prima di quella lezione conclusiva, lo stesso professore aveva organizzato per noi una gara, il “certamen”: ogni gruppo di studenti in cui era stata divisa la classe doveva rispondere ad alcune domande sui diritti reali nel mondo dell’antica Roma, prenotandosi per alzata di mano. Vinceva il gruppo che aveva risposto correttamente e nel più breve tempo possibile al maggior numero di domande.

Come ebbi modo di comprendere in seguito, questo metodo didattico, basato non solo su lezioni frontali ma sull’attivo coinvolgimento di noi studenti e su una stimolante dialettica tra allievi e docenti, sicuramente favorito dalle piccole dimensioni della sede ravennate, non era retaggio esclusivo di quel docente. Quello stesso semestre, infatti, il professore di Storia del diritto chiese se qualcuno di noi studenti gradisse relazionare in classe su un documento giuridico di epoca medievale. Io, forse un po’ arditamente, mi proposi come volontario e, durante la lezione successiva, grazie al materiale datomi dal professore, oltre che ai suoi preziosi consigli, tenni la mia prima piccola lezione davanti ai colleghi.

Anche negli anni successivi, queste possibilità non sono mancate e mi hanno permesso di sviluppare non solo competenze strettamente giuridiche, ma anche occasioni di crescita personale, oltre che di affinamento della capacità di parlare in pubblico, vincendo l’emozione che taluni potrebbero provare nel parlare davanti ad una platea. Difficile scordare, ad esempio, le volte in cui il professore di Diritto processuale civile, per stimolarci ad intervenire e a rispondere alle sue domande, metteva “in palio” un manuale inerente la sua materia che veniva regalato allo studente che aveva partecipato più attivamente a quella lezione. Oppure quella volta in cui la nostra docente di Diritto privato comparato ci chiese di trovare ed esporre alla classe i casi di pubblicità comparativa e ingannevole. Fu una lezione molto particolare, in cui scorremmo gli spot pubblicitari più vari, tra cui ve ne cito solo uno, il più divertente: quello di una nota marca di patatine confezionate reclamizzata da Rocco Siffredi…

Il diritto non è di certo la materia sterile e mnemonica che una certa visione stereotipata vorrebbe far credere.

Voi lettori, potreste ribattere che io, da giurista ormai laureato e da dottorando di ricerca in Scienze giuridiche, sono persona di parte e non obiettiva, “traviata” dal mio amore per lo studio e per la legge. Non è così:

il diritto ci circonda ovunque, accompagnandoci nelle più banali e quotidiane nostre azioni.

Se ancora non siete convinti, perché la pensate come il famoso San Tommaso del “se non vedo, non credo”, utilizzerò le parole impiegate durante la sua primissima lezione dal mio professore di Istituzioni di diritto privato: “se comprate un pacco di biscotti al supermercato, state portando a termine una compravendita, che è un atto giuridico. Se, poi, quei biscotti risultano avariati e, mangiandoli, vi sentite poco bene, chiederete al produttore un risarcimento per danno da prodotto difettoso”. A quel punto, davanti a noi studenti divertiti dall’immagine del “povero” consumatore afflitto da disturbi gastrointestinali, il professore ci spiegò per sommi capi che quello che poteva sembrare un divertente aneddoto di fantasia era in realtà un caso realmente affrontato dalla giurisprudenza italiana.

Quella piccola verità sul carattere onnicomprensivo del diritto ci è stata più volte ribadita durante quel corso: uno dei miei spazi preferiti di quelle lezioni, infatti, era rappresentato dall’angolo cinematografico, in cui il docente analizzava i risvolti giuridici di un determinato film, stimolando così il dibattito con gli studenti e l’apprendimento in chiave pratica dei vari istituti giuridici. Così, ad esempio, abbiamo avuto modo di constatare come il contratto stipulato tra il miliardario John Gage, interpretato da Robert Redford, e la giovane Diana Murphy, impersonata da Demi Moore, nella pellicola “Proposta indecente” del 1993, avente ad oggetto una notte d’amore con la giovane in cambio di un milione di dollari, sarebbe stato improduttivo di effetti per contrarietà al buon costume. Allo stesso modo è stato particolarmente affascinante studiare i vizi del consenso previsti dall’art. 1427 c.c. (e la relativa disciplina dell’annullabilità del contratto) attraverso una delle scene più famose del colossal “Il Padrino” in cui il produttore Jack Woltz, a seguito del rifiuto di inserire nel cast del suo ultimo film un membro della famiglia mafiosa Corleone, trova sul proprio letto la testa mozzata del proprio cavallo.

Il viaggio nel mondo del diritto è in alcuni momenti lungo e complesso, richiede impegno, passione e dedizione, ma può dare grandi soddisfazioni. Calare lo studio del diritto nella quotidianità  e applicarne gli insegnamenti nella vita di tutti i giorni è un esercizio capace poi di rendere questa materia incredibilmente affascinante e interessante, come mai un arido apprendimento di tipo mnemonico potrebbe fare. Parola di giurista!

 

 

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