Non solo mosaici, alla scoperta di un’altra Ravenna

Mi chiamo Daria, ho 27 anni e vengo da San Pietroburgo, in Russia. Sono arrivata a settembre 2020 per frequentare la laurea magistrale I-CONTACT.


Ora vi racconto di come ho scoperto Ravenna, dopo due anni che vivevo qui e non conoscevo ancora praticamente niente e nessuno a causa dell’emergenza covid.
Ad aprirmi le porte della città è stata inaspettatamente una esperienza di gioco organizzata in occasione della Notte d’Oro: Made in Ravenna – a game experience. L’iniziativa prevedeva un itinerario a squadre in alcune botteghe e laboratori di artigiani di Ravenna. Si trattava di recarsi in questi luoghi e lì di affrontare alcune prove.
Ravenna per me è sempre stata le basiliche, i monumenti Unesco, i mosaici. Conoscere la città non seguendo i soliti percorsi turistici mi ha offerto l’opportunità di scoprirne alcuni aspetti segreti e nascosti e forse più autentici. Il fatto di affrontare questa esperienza insieme a una squadra, che si è rivelata una compagnia fantastica, per quanto sconosciuta, ha reso poi questo momento speciale e bellissimo.

L’incontro
L’evento si è svolto ad ottobre. Sono arrivata al punto di incontro senza conoscere nessuno. La squadra a cui mi avevano assegnata non era composta da persone dell’università ma da quattro ragazzi, due di Ravenna e due loro amici da fuori. In realtà sono stati i primi ravennati, oltre a qualche compagno di corso, con cui ho parlato. Per mia fortuna parlavano inglese, e mi hanno aiutato molto nella traduzione del gioco. Con loro credo di non aver mai riso così tanto in vita mia. Non potevo avere team migliore.

Il gioco
Una volta che tutte le squadre si sono radunate, gli organizzatori hanno spiegato il gioco. Ci hanno dato dei grembiuli arancioni e già lì io ero molto intrigata… Poi ci hanno chiesto di accedere ad una web-app, che conteneva un elenco di botteghe e studi di artigiani di Ravenna, tra quelle che ci erano state assegnate c’erano un laboratorio di pasta fresca, una galleria di mosaico, un negozio di tessuti, un negozio di riparazioni e restauro…In pratica bisognava trovare sulla mappa nell’app i vari luoghi e poi ci si doveva recare lì di persona, come una specie di caccia al tesoro. Quindi fare un check-in, cioè dimostrare di essere arrivati lì, tipo facendo un selfie e caricandolo sull’app, altre volte bisognava eseguire una prova. Per vincere era necessario visitare quanti più luoghi possibile e ottenere quanti più punti possibile superando le varie prove. Onestamente non so noi quanto abbiamo totalizzato, ma non è importante. Quello che ricorderò e custodirò negli anni, è che quest’esperienza mi ha stupita. Non era assolutamente quello che mi aspettavo. Avevo pensato che sicuramente sarebbe stata un’attività legata ai mosaici, perché Ravenna = mosaici. Ma non è stato così, c’erano tanti luoghi diversi…quasi nascosti.

La pasta fresca
Prima tappa un laboratorio di pasta fresca. Per me è stata una vera scoperta. È stata la prima volta in cui ho visto la pasta che veniva venduta a peso. Solitamente la compro in confezioni già pronte al supermercato. E poi…non sapevo che la pasta potesse essere così gustosa! La proprietaria ci ha mostrato come si fanno i cappelletti e ci ha incoraggiati a provare. Io ero un po’ titubante, invece non è stato così difficile. Mi hanno poi spiegato che i cappelletti sono come un piccolo cappello. Ma certo! Come in Russia dove abbiamo una cosa chiamata pel’meni che ha carne all’interno e una forma simile. È stata davvero un’esperienza meravigliosa: non solo un incontro culturale, ma anche la possibilità di partecipare, di sporcarsi le mani e provare a fare io stessa la pasta.

Il pranzo
Si era dunque fatta ora di pranzo ed, essendo rimasti tutti molto colpiti da questo negozietto che faceva pasta fresca, abbiamo deciso di comprarne un po’ e di pranzare insieme a casa di uno dei ragazzi della mia squadra. Il pranzo è stato davvero un momento bellissimo: oltre al cibo che era davvero buono (ho fatto anche il bis!), è stato un momento conviviale di confronto molto importante. La mia squadra, infatti, era internazionale, c’erano due ragazzi di Ravenna e un amico di un ragazzo che veniva da Madrid, dalla Spagna. E lui faceva battute sul modo italiano di fare le cose, prendendo un po’ in giro alcuni comportamenti, soprattutto sul cibo o sulle cose culturali. Le sue battute mostravano in una prospettiva ironica e gentile l’Italia. E mi ha fatto piacere vedere che anche gli altri ragazzi, italiani, erano pronti a ridere e a scherzare su questi temi…. Mi sono sentita in sintonia. Stavamo prendendo in giro gli stereotipi, ma anche, condividendo. “Voi come fate questo? Ah, interessante, in Russia lo facciamo in modo un po’ diverso”. La cosa più assurda è che alla fine del gioco, quando siamo tornati al punto di ritrovo, ci hanno chiesto un riscontro sulla giornata: “Come vi siete sentiti oggi? Qual è stato il momento più bello della giornata?” E tutti i membri della nostra squadra, senza consultarsi, hanno risposto: “il pranzo”. Il gioco è stato fantastico, è stato grazie a questo evento che ci siamo incontrati e siamo diventati amici, e siamo in contatto tutt’ora. Ma devo ammettere che è vero, questo pranzo a base di pasta fresca, acquistata nel laboratorio che abbiamo visitato durante il gioco, è stato un momento clou, uno dei ricordi più belli del mio soggiorno a Ravenna. Mi sono sentita così in confidenza con quei ragazzi, come se ci conoscessimo da una vita.

 

L’artigiano del legno e le gallerie d’arte
La giornata è poi proseguita in un altro piccolo laboratorio a conduzione familiare. Si trattava di un artigiano che lavorava il legno. Immagino che principalmente si occupasse di restaurare mobili antichi, almeno questo è quello che ho potuto capire dando una sbirciatina all’interno. Qui dovevamo superare una sfida, che era allestita nel cortile fuori il negozio: dovevamo riconoscere i vari tipi di legno che avevamo davanti e poi lanciarli dentro delle scatole di legno con sopra il nome dell’albero corretto. Per fortuna nella nostra squadra, non so per quale coincidenza, c’era un ingegnere forestale, perciò è stato facile superarla. Il lancio invece è stato affidato a me e credo di aver fatto centro solo una volta… perché gli altri mi facevano ridere! Infatti, quando ho iniziato a lanciare, uno dei miei compagni di squadra ha iniziato a contare in russo. E io ero molto confusa: “Parli russo?”. Lui ha risposto: “Beh, ho cercato su internet ho ripetuto ahaha”. E alla fine, mentre lanciavo l’ultimo pezzo, stavano tutti urlando in russo per sostenermi. Sicuramente era un gioco molto semplice, per bambini, ma nessuno di noi l’ha visto come tale, nessuno si vergognava o faceva il superiore, l’abbiamo presa tutti sul serio ed è stato molto divertente.
Poi, siamo arrivati in una galleria d’arte, vicino a Piazza Kennedy. La sfida qui era di fare qualcosa di musicale con gli strumenti da lavoro di questo artista. Hanno deciso di ricreare la storia del Re Leone e di fare un video in cui ci fosse sia il ‘suono’ degli strumenti sia dei disegni che rappresentassero la storia. Io non sono molto musicale, quindi ho solo prestato il mio dito per disegnare alcune cose. In un certo senso si trattava di attività un po’ infantili, ma comunque pensate per interagire con gli strumenti e con il luogo. Inoltre, abbiamo avuto l’opportunità di parlare di persona con gli artisti e di porre loro le nostre domande. Non è che gli artisti siano sempre in galleria, quindi mi sono sentita privilegiata. Alla fine della giornata, dopo il gioco, siccome era la Notte d’oro a Ravenna e quindi alcuni monumenti e musei erano aperti anche di notte, ne abbiamo approfittato ed è stato davvero interessante. Ho potuto apprezzare un’opera di Klimt, che non sapevo fosse in mostra a Ravenna. Davvero tante emozioni…

 

Un nuovo ‘senso’ di città
Sto preparando una tesi sul “senso del luogo” e sicuramente questa attività mi ha aiutato a dare una forma diversa al mio senso di questa città. Ora vorrei partecipare di più: ad eventi, festival, iniziative! Anche il fatto di aver incontrato degli sconosciuti che mi hanno fatta sentire così accolta, traducendo sempre tutto in inglese per fare in modo che fossi inclusa in tutte le attività, è stato un grande sostegno. Ed è stato anche uno scambio culturale. Voglio poi fare davvero i complimenti agli organizzatori, perché immagino che non sia stato facile creare delle attività che potessero essere universali e andare bene per qualunque età…c’erano infatti tanti gruppi composti da famiglie con bambini piccoli e tutti si sono divertiti! Penso che sia stato veramente un momento speciale per tutti, che in qualche modo ha reso la città più vicina. È stato un modo unico per riscoprire la città ed è l’attività che farei fare alla mia famiglia per fargli conoscere Ravenna, in modo che si possano creare una loro immagine della città. Non seguendo i soliti percorsi turistici, ma facendo una esperienza che permetta di scoprire la città nelle sue sfaccettature e aspetti nascosti.
Tutto questo, naturalmente, ha cambiato la mia prospettiva della città. E così è iniziato il mio nuovo capitolo di vita culturale a Ravenna.

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