La mia vita fra università e teatro

di Federica Ferruzzi

Da Beni culturali a Giurisprudenza, la magia del teatro non lascia indifferenti. Lo sanno bene Lorenzo Carpinelli e Flaminia Pasquini Ferretti, due studenti che, scegliendo i corsi universitari ravennati, sono entrati nel mondo del teatro tramite la Non scuola.

Lorenzo Carpinelli

Lorenzo Carpinelli

A dire il vero per Lorenzo, oggi al V anno del corso di Giurisprudenza a ciclo unico, l’incontro con i laboratori per adolescenti tenuti dal Teatro delle Albe è avvenuto quando frequentava il liceo classico di Ravenna. “Ho frequentato il gruppo dello Zuccherificio e quando abbiamo debuttato con lo spettacolo ‘Silenzio stampa’, Alessandro Argnani, attore delle Albe, mi ha chiesto se volevo diventare una guida e così sono entrato a far parte dei loro laboratori. Per i primi due anni sono stato all’Itis, ora invece mi divido tra liceo classico e scuola media Montanari”. Ma Lorenzo non si è limitato a questo: pochi mesi fa, complice l’incontro con Jacopo Gardelli, ha ideato uno spettacolo prodotto dalle Albe dal titolo ‘Santa Europa Defensora’, un testo che incrocia la passione per il palcoscenico con il mondo del diritto e dell’immigrazione.

“La tesi – racconta infatti Lorenzo – sarà sull’immigrazione e sul diritto del lavoro: ho frequentato un corso opzionale del quinto anno che si è rivelato molto utile anche in ambito teatrale, perché mi ha permesso di interpretare al meglio lo spettacolo. Finchè riuscirò a portare avanti le due cose, il teatro sarà una parte necessaria della mia vita. E’ anche per questo che non me ne sono andato da Ravenna. Il teatro è stato un elemento di contatto con questa terra molto forte e la città è fortunata: grazie alla Non scuola, tanti ragazzi hanno avuto la possibilità di avvicinarsi ad una forma di arte che non è, solitamente, quella prediletta dai giovani. La forza di questo progetto sta anche nella modalità con cui viene svolto: non c’è una direzione, ma il testo viene costruito dal basso, insieme ai ragazzi”.

La scelta di fare Giurisprudenza, quindi, è anche stata frutto dell’amore per il teatro e non si sa quale sia, ora, la passione preponderante. “Anche gli esami orali, volendo, hanno una loro teatralità, una loro interpretabilità. Alcuni film americani, infatti, sono teatro in tutto e per tutto”.

Flaminia Pasquini Ferretti

Flaminia Pasquini Ferretti

Con la bellezza dei suoi 23 anni, Flaminia, toscana, lunghi capelli mossi e lo sguardo di chi si prende la vita, ha lasciato gli studi tra Viareggio e Massa Carrara per iscriversi al terzo anno di magistrale a ciclo unico in Conservazione e Restauro. Una scelta che ha scalzato il prestigioso Opificio delle pietre dure di Firenze e il centro di conservazione e restauro Venaria Reale di Torino, e che l’ha consegnata dritta nelle braccia del teatro grazie alla recitazione di Michela Marangoni, l’interprete di “Amore e Anarchia” che, a fine anni Novanta, si trasferì a Ravenna per iscriversi all’allora facoltà di Conservazione dei Beni culturali. “Un professore ci portò all’open day di Palazzo Corradini e la vidi lì, tra i banchi allestiti per l’occasione, mentre recitava un testo – dice Flamina ricordando Michela Marangoni -. Il suo modo di recitare mi colpì molto. Poi, un giorno, una ragazza mi consegnò un volantino della Non scuola: io stavo già cercando un laboratorio di teatro, ma erano tutti a pagamento e costavano troppo. Allora andai al Rasi e iniziai il mio primo corso che si concluse a febbraio 2015, proprio nel giorno del mio compleanno”. E quel percorso l’ha portata, oggi, a fare la maschera. “Ero molto curiosa di avvicinarmi al teatro, perché nelle città toscane in cui ho vissuto la stagione teatrale non esisteva. Quell’ambiente era lontano, facevo solo recite di fine anno scolastico in cui, però, mettevo tutta me stessa”. Per Flaminia questo è il terzo anno in teatro e la seconda stagione come maschera.

Frequentare la Non scuola mi è servito perché mi ha spinto a mettermi alla prova; ho scoperto parti di me che non avevo idea di avere e ho imparato ad attingere da queste scoperte per usarle nel quotidiano. Fare la maschera, invece, mi ha insegnato a rapportarmi in maniera adulta con gli adulti e soprattutto ad avvicinarmi al mondo del lavoro”.

La prova che Ravenna sia entrata nel cuore di Flaminia sta tutta nell’affermazione “inizio ad amare anche la nebbia, che prima di venire qui non sapevo cosa fosse. Ravenna mi piace perché è piccola, la si può girare a piedi, si può arrivare in qualsiasi luogo. E poi è diventata la mia città, molti luoghi, come il Moog o il Caffè Alighieri, sono diventati familiari”. Rispetto al futuro, le possibilità sono tutte aperte: “quando sono uscita dalle superiori non avevo le idee chiare: avrei potuto scegliere Filosofia, Psicologia clinica, Chimica Farmaceutica, Archeologia. Ma non volevo solo limitarmi a studiare, così ho optato per una facoltà professionalizzate come quella che frequento oggi: facciamo 500 ore di laboratorio, una scelta di cui sono molto soddisfatta. Oltre a questo, però, c’è il teatro, grande scoperta e suggestione. Nel futuro ci potrebbero essere entrambi, vedremo quello che accadrà”.

 

Foto di copertina di Giovanni Barbato

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