Nel suo studio, a Scienze Ambientali, non v’è traccia dei fumetti di Magnus&Bunker e Hugo Pratt, ma la grande passione che il professore Daniele Fabbri nutre per i fumetti è affidata ad una piccola tazza con la faccia di topolino. Una passione in cui lo stesso docente si è cimentato e che lo ha portato, anni fa, a disegnare su sceneggiature di un amico di dottorato divenuto poi scrittore.
Col tempo, però, l’attività del disegno è diventata sempre più marginale, limitata a momenti di pausa dopo le lezioni.
“Spesso – spiega Fabbri – è capitato che mi chiedessero di realizzare disegni ad hoc per matrimoni o per pubblicizzare iniziative quali, ad esempio, una partita di calcetto; non mi sono mai tirato indietro perchè quella del disegno è sempre stata ed è rimasta una mia grande passione”.
È invece grazie al suo medico di base, amico e poeta, Luigi Casadei, che Fabbri ha dato sfogo alla predilezione per la poesia e, in particolare, per i palindromi. L’amore per la letteratura, invece, il docente riccionese la trasmette durante le ore di lezione in aula, tra una formula di chimica e l’altra. L’interesse per i libri traspare dalle citazioni che appaiono in calce alle diapositive proiettate durante le lezioni in aula e che vedono citare, ad esempio, la passione di Emma Bovary o le riflessioni di Hobbes. “La penna, sia che la utilizzi per scrivere o per disegnare, non è però l’unica passione: mi piace infatti sperimentare anche in cucina, dove seguo pedissequamente ricette di chimici, come ad esempio Dario Bressanini, ma mi piace anche la musica. Da ragazzo ho frequentato il conservatorio e, per alcuni anni, ho studiato clarinetto. Ho anche fatto parte della banda comunale della città di Riccione e ho imparato a suonare la chitarra per cantare testi scritti di mio pugno”.
Vasto il panorama musicale che fa da sfondo alle sue giornate e che spazia dalla classica al jazz, in particolare il dixieland, passando per vari cantautori italiani.
Ogni passione, però, riconduce alla chimica, materia a cui si è avvicinato mentre frequentava le scuole medie grazie al gioco del piccolo chimico. “Così come è accaduto a molti della mia generazione – spiega Fabbri – mi sono appassionato giocando con provette di vari colori: dal verde del solfato di nichel all’azzurro del solfato di rame. Da piccolo, insieme a mio cugino, avevo allestito un piccolo laboratorio e mi divertivo a realizzare esperimenti, fino a quando, per poco, non ha preso fuoco la casa”. Forse è per questo che, all’esame di terza media, al futuro professore non venne fatto eseguire l’esperimento. “Mi interruppero prima – ricorda -, ma la passione mi rimase e la feci entrare, successivamente, nel mio percorso di studi”. Un percorso che, da Riccione, lo ha portato a Bologna e, successivamente, a Trento, Pisa e Milano, per poi farlo tornare di nuovo in Romagna, dove ha deciso di fermarsi per insegnare la prima delle sue tante passioni.
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