Tesi di laurea – Scrittura, stile e layout

di Angela Pellegrini

Se hai seguito i consigli del precedente post ti troverai con tanti file word quanti sono i vari argomenti che tratterai all’interno della tua tesi, ogni file conterrà le citazioni e i passaggi scelti tra le varie fonti che hai analizzato, ora si tratta di collegare tutte queste informazioni in modo logico.

 


LAYOUT

Per prima cosa partiamo dal layout da dare alla tesi: ci sono specifici criteri indicati dagli atenei.

Per l’Università di Bologna puoi trovarli, di solito, nel sito del tuo corso (studiare, prova finale, redazione della tesi e voto finale).

Se hai fortuna tra gli allegati troverai le linee guida per la redazione della tesi, oltre che un utilissimo modello di tesi di laurea.

 

Le linee guida

Indicate dai vari corsi di laurea, possono essere più o meno dettagliate. Solitamente le informazioni  indicate sono: numero minimo di pagine, interlinea, font e grandezza del carattere da utilizzare nel corpo e nelle note della tesi, oltre che margini da impostare e modalità di stampa (fronte/retro o solo fronte).

 

Il modello di tesi di laurea

Si tratta di un file word già aggiustato in modo da poterci scrivere la tesi. Frontespizio, indice, margini, carattere, note, tutto è impostato come dovrebbe essere.

Io ho lavorato direttamente su questo file, sostituendo le scritte standard inserite dall’ateneo con le informazioni della mia tesi, per non rischiare disastri.

 

E se non trovi queste informazioni sul sito del tuo corso di laurea

Per prima cosa rivolgiti al tuo relatore, ne ha viste tante di tesi e potrebbe avere qualche indicazione in merito. Solitamente non ne sanno molto oltre alle modalità di stampa; quindi, ti conviene provare a guardare anche nei siti di altri corsi dell’ateneo, per vedere se hanno indicazioni più precise e, per avere informazioni ancora più attendibili, puoi anche rivolgerti al tutor del tuo corso, alla segreteria didattica e ad altri colleghi in fase di laurea!

 

PERCHÉ IL LAYOUT È COSÌ IMPORTANTE

Tra tutte le informazioni sullo scrivere concretamente la tesi di laurea ti potresti chiedere: perché mi stai parlando subito del layout, non ci sono cose più importanti da spiegare?

Forse sì, ma il layout ha un impatto importante sulla tua tesi, ti faccio un esempio (fatti realmente accaduti!), una mia carissima amica ha iniziato a scrivere la sua tesi della triennale su un normalissimo file word ed ha deciso di sistemare il file con i criteri indicati dall’ateneo solo dopo aver finito.

Ecco alla fine di tutto il lavoro, tra margini ed interlinea, si è resa conto di aver scritto circa il doppio delle pagine minime indicate da Unibo. Su indicazione del relatore ha dovuto tagliare alcuni pezzi e ridurne altri ed in generale ha fatto molto lavoro inutile.

Bada bene non ti sto dicendo che devi scrivere il minimo indispensabile e basta, semplicemente di tenere d’occhio i requisiti richiesti dal tuo ateneo per evitare di fare lavoro in più che rischi di non poter includere nel tuo elaborato!

 

LA STRUTTURA DELLA TESI

Dopo il layout è sempre bene dare un’occhiata alla struttura della tesi richiesta dal tuo ateneo. Per quanto riguarda Unibo, la tesi è solitamente composta da questi elementi:

 

Frontespizio

Il frontespizio è la pagina preliminare al testo e riporta le informazioni che identificano tutto il lavoro.

Questa pagina sarà quella che userai anche come copertina della tua tesi e, almeno per unibo, dovrà contenere matricola, ateneo, dipartimento, corso di laurea, titolo della tesi, autore (tu), relatore ed eventuale correlatore, sessione ed infine anno accademico.

Ricordati che, almeno per Unibo, non è permesso utilizzare il logo di ateneo nelle tesi, quindi non va inserito.

 

Dedica

Parte eventuale in cui, come avviene spesso per i libri, dedichi il tuo elaborato a qualcuno.

 

Indice

Non ha bisogno di spiegazioni. Quando pianifichi questo elemento del tuo elaborato dovresti cercare di organizzarlo in modo che una persona possa facilmente raggiungere, partendo dall’indice, l’argomento specifico che vuole leggere, senza troppo cercare all’interno dei capitoli, per questo ti consiglio di suddividere la tesi in capitoli, paragrafi, sottoparagrafi ed eventuali sotto-sottoparagrafi e di includere tutti questi elementi nell’indice.

 

Introduzione

È la parte della tesi, solitamente di non troppe pagine, in cui spieghi cosa andrai a trattare nei capitoli successivi.

Cerca di tenere questa parte breve, non è qui che devi spiegare cosa andrai ad esporre in seguito, è giusto un antipasto di cosa dirai nei capitoli che seguono. Anche se è il primo elemento che incontri, viene spesso scritto per ultimo, assieme alla conclusione, in modo da includere ciò che è stato effettivamente trattato nella tesi.

 

Capitoli della tesi

Qui svolgerai il tuo tema. Come ho già accennato è meglio suddividere i capitoli in paragrafi, sottoparagrafi ed eventuali sotto-sottoparagrafi, in modo che le informazioni siano accessibili a colpo d’occhio.

 

Conclusioni

La parte della tesi in cui tiri le fila del discorso ed esprimi, alla luce delle fonti che hai incluso e della valutazione di esse che hai fatto, il tuo parere definitivo sul tema.

Questa è una parte eventuale, non tutte le tesi hanno bisogno di una conclusione, a volte basta quanto detto nei vari capitoli, a volte è meglio usare la conclusione per mettere il punto alla tua trattazione.

Se hai dei dubbi sull’includere o meno questo elemento, prova a leggere la tua tesi e a capire se rimangono delle questioni in sospeso, puoi anche chiedere un parere al tuo relatore.

 

Ringraziamenti

La parte, eventuale, in cui ringrazi, stile miss Italia, tutte le persone che ti hanno permesso di arrivare, con relativa sanità mentale, alla laurea, relatore in primis.

Se metti i ringraziamenti e non ringrazi relatore e correlatore è come spararti ad un piede a pochi metri dal traguardo, ti prego non farlo!

 

Bibliografia

Sezione della tesi in cui ordini alfabeticamente tutte le fonti che hai utilizzato per trattare il tuo argomento.

Può essere complicato tenere traccia di tutte le fonti; alcuni creano la bibliografia una volta finita definitivamente la tesi, andando a rileggersi tutte le note. Per quanto questo sia sicuramente un modo per affrontare il problema, non è quello più rapido né quello che assicura la maggior precisione.

Cosa puoi fare allora? Sistemare le fonti in bibliografia man mano che scrivi ogni singolo capitolo. Se proprio vuoi, puoi creare un file dedicato alla bibliografia per ogni capitolo, in cui, appena aggiungi una fonte al capitolo, la aggiungi anche al corrispondente file di bibliografia, per poi unire tutti i file alla fine della stesura della tesi. Altrimenti puoi creare un file di bibliografia comune a tutti i capitoli, sempre da aggiornare man mano che aggiungi le fonti. In tutti e due i casi tieni d’occhio i doppioni.

 


STILE DI SCRITTURA

Un altro argomento che tanti hanno chiesto di trattare è lo stile di scrittura da adottare per la tesi.

Non c’è una risposta univoca a questo dubbio, ogni tesi, ogni argomento e ogni facoltà richiedono termini specifici. Quello che posso consigliarti è di prendere ispirazione dai testi che hai letto (che termini usano?) e di utilizzare comunque un registro professionale.

 

Pensa alla tesi come ad un manuale sul tema

Ciò che mi ha aiutato durante la scrittura della tesi è stato pensare di star scrivendo un manuale sull’argomento che analizzavo. Pensare alla tesi come ad un manuale ti induce a trattare il tema con chiarezza e professionalità, focalizzando la tua attenzione sul far capire al lettore ciò di cui stai parlando.

 

Scrivi periodi non troppo lunghi

Nella tesi tratti comunque un argomento complesso, periodi lunghi potrebbero rendere difficile la comprensione del testo e pesante la lettura.

 

Ricorda tutto ciò che ti irritava mentre studiavi sui libri di testo

Ti spiego meglio, durante i tuoi anni di studio avrai sicuramente incontrato manuali e libri di testo di cui non hai condiviso le scelte stilistiche, bene qui è il momento di fare esattamente… il contrario di ciò che hanno fatto loro!

Parto io con alcuni esempi, ma l’obiettivo è che tu faccia una lista di tutto ciò che ti ha reso lo studio difficile e che ti comporti di conseguenza durante la scrittura della tua tesi.

FRASI IN LINGUA NON TRADOTTE

Una cosa che mi ha sempre profondamente irritato è trovare libri di testo che includono intere righe in lingua straniera senza degnarsi di mettere, almeno in nota, la traduzione.

Questo può non essere un problema per l’inglese, una delle lingue più parlate al mondo, ma in quel caso era un pezzo completamente in greco di cui, ancora oggi, non ho alcuna idea del significato.

Se vuoi farti capire è meglio includere nelle note la traduzione dei passaggi in lingua straniera!

ARTICOLI DI LEGGE NON RIPORTATI

Un’altra cosa che irrita ogni studente di diritto sono i testi che citano degli articoli, senza riportarne, neanche in nota, il testo.

Perché è così fastidioso?

Per prima cosa perché ti costringe a tirare fuori codici o a cercare su internet il testo dell’articolo su cui stai lavorando (mai fidarsi troppo della memoria, può fare brutti scherzi). Questo crea dispersione e rischia di distrarre il lettore.

Un secondo motivo è che un articolo può essere modificato numerose volte quindi ci potrebbero essere dubbi sulla versione che viene concretamente trattata in quel passaggio.

Per questi motivi, quando scrivo, includo sempre nelle note il testo dell’articolo di cui parlo (chi legge non si perderà a cercarlo e sarà sempre sicuro della versione di cui sto parlando) e difendo questa mia scelta con molto vigore.

 


ORGANIZZAZIONE

UN FILE WORD PER OGNI ELEMENTO

Ora che abbiamo capito, bene o male, che struttura e stile dovrebbe avere una tesi, la tentazione è quella di aprire il file word e buttarsi nella scrittura, il che è già un passo avanti rispetto al fissare una pagina vuota sperando che si scriva da sola, ma è sempre meglio cominciare con alcune accortezze.

Ricordi i vari elementi della struttura di una tesi di laurea? Spero di sì, ne abbiamo parlato qualche riga fa! Ecco sarebbe meglio creare un file word per ognuno di questi elementi (un file per il frontespizio, uno per l’indice, uno per l’introduzione, ecc. ecc.).

Se mi segui dall’inizio di questa piccola guida avrai notato che ho il vizio di farti creare parecchi file word. Questo forse ti ha stancato, ma lascia che ti spieghi meglio: procedere in questo modo:

 

Aiuta in fase di stampa

Il primo motivo di questa scelta è determinato dal fatto che probabilmente dovrai stampare la tua tesi fronte e retro, questo significa che ogni elemento della tesi (mi riferisco ai soliti elementi elencati prima) dovrà cominciare da una pagina dispari, in modo che cada in una pagina fronte.

Se lavori in un unico file word potresti non riuscire a sistemare questo aspetto. Inoltre, altra direttiva di ateneo (e che quindi può non essere comune a tutti) è che le pagine bianche (che inserisci per far cadere l’inizio di un capitolo, ad esempio, in una pagina fronte) non vanno numerate, è più facile escluderle dalla numerazione lavorando con più file word.

 

Riduce il rischio di problemi tecnici

La seconda ragione sta nel semplicissimo fatto che, più è lungo il file word, più sono probabili incidenti, il file che si blocca e crasha mentre scrivi, problemi di salvataggio e tutti quei piccoli inconvenienti che saranno capitati a tutti una volta nella vita, ma che è meglio non capitino durante la scrittura della tesi. Ecco procedere con più file word di dimensioni contenute, piuttosto che un unico pesantissimo file, è il modo migliore per evitarli.

 

È più comodo per inviare i file al relatore per la correzione

L’ultimo motivo è che dovrai far correggere ciò che scrivi al tuo relatore.  Procedendo con più file sarà più semplice inviargli il file da correggere appena terminato e passare al successivo, nell’attesa che il docente corregga quello che gli è arrivato.

Piccolo consiglio: c’è chi aspetta di aver scritto un paio di capitoli prima di far rivedere il suo lavoro al relatore, non è un metodo che io userei, questo perché se hai sbagliato nell’impostare il tuo lavoro rischi di portare avanti l’errore anche nei capitoli successivi e sarà più complicato correggerlo.

 

PROTEGGERE IL PROPRIO LAVORO

Un altro punto importantissimo, mentre scrivi la tesi, è salvare il lavoro che hai fatto, e questo è più che ovvio. Come puoi immaginare non è sufficiente salvare il file in un unico posto, ad esempio il tuo portatile, se gli succede qualcosa (malfunzionamento, furto) avrai perso il tuo lavoro.

Io uso sempre la regola dei tre punti di appoggio, che in realtà è una regola dell’arrampicata, ma che è utile anche in questo contesto. Nell’arrampicata prima di cambiare uno dei punti di appoggio, ad esempio la mano, devi assicurarti che gli altri tre punti (l’altra mano e i due piedi) siano ben saldi ed in grado di reggerti se il nuovo punto in cui hai spostato la mano dovesse cedere.

La stessa cosa va fatta per i tuoi file, salva una copia nel computer che stai usando per scrivere, ma aggiungine altre due, una su cloud e una su chiavetta. Quella su cloud ti permetterà di accedere alla tua tesi da qualunque luogo con una connessione internet, quello su chiavetta ti permetterà di avere una copia di sicurezza anche quando non puoi connetterti alla rete.

 

TENERE TRACCIA DELLE MODIFICHE

Avere così tante copie di un file può creare problemi, il più comune è il dimenticarsi qual è il file più aggiornato. Per ovviare a ciò è buona norma, quando nomini i file, di inserire anche la data dell’ultima modifica ad esempio “Tesi_capitolo3_14-10.doc”. nel caso tu non l’abbia fatto potrai vedere la data dell’ultima modifica anche dai dati del file, ma sarà meno immediato alla vista.

Un’altra circostanza in cui è importante tenere traccia delle modifiche è quando cambi una parte della tesi che il relatore aveva già corretto. Può accadere che, mentre scrivi i capitoli successivi, tu ti renda conto che un discorso sta meglio in un altro punto, o realizzi che può essere collegato più efficacemente usando termini diversi da quelli che avevi già sottoposto al tuo relatore.

In questo caso evidenzia con un colore accesso le parti che hai modificato e invia nuovamente il file al relatore, specificando nel testo della mail che, rispetto alla versione precedente, hai modificato solo le parti in rosso, ad esempio.

Nel caso in cui tu abbia modificato la parte finale di un capitolo per collegarla meglio al capitolo successivo è una buona idea anche mandare al relatore l’inizio del capitolo successivo per mostrargli il motivo del cambiamento.

 

COME CITARE CORRETTAMENTE

Citare le fonti è essenziale in una tesi di laurea, questo per varie ragioni. Prima di tutto non citare il lavoro altrui è plagio (e non si fa). Oltre l’aspetto legale della questione, citare le fonti ti permette di mostrare la qualità e validità del tuo lavoro oltre che permettere al lettore di approfondire il tema autonomamente.

Ci sono moltissimi stili per citare le fonti, tutti corretti, l’unica accortezza è chiedere al tuo relatore se ha un metodo preferito e, una volta deciso lo stile, utilizzarlo per tutte le fonti (non mischiate stili di citazione diversi!).

Esempi di citazioni:

Citare un libro

Nelle note
Autore (nome puntato e cognome completo), tiolo del libro in corsivo, casa editrice, luogo, anno, pagina citata
F. Pizzetti, Privacy e il diritto europeo alla protezione dei dati personali 4.1. Dalla direttiva 95/46 al nuovo regolamento europeo, Giappichelli, Torino, 2016, p. 43.

Nella bibliografia
Autore (nome puntato e cognome completo), tiolo del libro in corsivo, casa editrice, luogo, anno
Pizzetti F., Privacy e il diritto europeo alla protezione dei dati personali 4.1. Dalla direttiva 95/46 al nuovo regolamento europeo, Giappichelli, Torino, 2016.

 

Citare un saggio in un’opera comune

Nelle note
Autore del saggio, titolo del saggio in corsivo, in autori dell’opera comune, titolo dell’opera comune, casa editrice, luogo, anno, pagina citata (puoi mettere il numero di pagina iniziale e la sigla ss. se il ragionamento si sviluppa in più intervalli di pagina successivi)
E. Bassoli, La sicurezza dei sistemi informativi aziendali: norme protettive, oneri e misure minime obbligatorie, in G. Cassano, G. Scorza e G. Vaciago, Diritto dell’internet, Cedam, Padova 2013, p. 831 e ss

Nella bibliografia
Autore del saggio, titolo del saggio in corsivo, in autori dell’opera comune, titolo dell’opera comune, casa editrice, luogo, anno
Bassoli E., La sicurezza dei sistemi informativi aziendali: norme protettive, oneri e misure minime obbligatorie, in G. Cassano, G. Scorza e G. Vaciago, Diritto dell’internet, Cedam, Padova 2013.

 

Citare un articolo online

Nelle note
Autore articolo. Titolo articolo, in “Titolo rivista”, data, pagina citata (se l’articolo online non ha pagine numerate allora metti il capitolo/paragrafo/sottoparagrafo)
L. Miglietti, Profili storico-comparativi del diritto alla privacy, in “Diritti comparati”, 4 dicembre 2014, capitolo 3, paragrafo 3.

Nella bibliografia:
Autore articolo. Titolo articolo, in “Titolo rivista”, data, ultima consultazione: data,
L. Miglietti, Profili storico-comparativi del diritto alla privacy, in “Diritti comparati”, 4 dicembre 2014, ultima consultazione: 16/10/2019. [http://www.diritticomparati.it/profili-storico-comparativi-del-diritto-alla-privacy/].

 

Come citare un articolo di un periodico/rivista

Nelle note:
Autore, Titolo articolo in “Titolo rivista/periodico”, numero/anno, pagina citata
I. A. Caggiano, Il consenso al trattamento dei dati personali nel nuovo Regolamento europeo. Analisi giuridica e studi comportamentali in “Osservatorio del diritto civile e commerciale”, 1/2018, p. 71.

Nella bibliografia
Autore, Titolo articolo in “Titolo rivista/periodico”, numero/anno, pagine totali dell’articolo
Caggiano I.A., Il consenso al trattamento dei dati personali nel nuovo Regolamento europeo. Analisi giuridica e studi comportamentali in “Osservatorio del diritto civile e commerciale”, 1/2018, pp. 67-106.

 

Abbreviazioni da utilizzare

OP. CIT.

Hai già citato un’opera nelle note precedenti? Non dovrai riscrivere di nuovo il titolo completo, puoi fare così:
Autore, op.cit. (che significa opera citata), pagina
F. Pizzetti, op.cit., p. 30.

Hai citato nelle note precedenti più opere dello stesso autore? In questo caso op. cit. al posto del titolo del libro non è sufficiente, non chiarirebbe quale, delle opere dell’autore, stai nuovamente citando, allora puoi fare così:
Autore, titolo dell’opera, op.cit., pagina
F. Pizzetti, Privacy e il diritto europeo alla protezione dei dati personali 4.1. Dalla direttiva 95/46 al nuovo regolamento europeo, op.cit., p. 30.

In questo caso ti risparmi di riscrivere tutte le informazioni riguardo l’editore e la data del libro. Lo stesso vale per i casi in cui citi un articolo, limitati al titolo e poi op.cit. ti risparmierà di riscrivere la rivista.

IBID E IVI

Ibidem (oppure ibid.) significa nello stesso luogo ed è utilizzato per una citazione identica a quella nella nota precedente.

Ivi significa nello stesso luogo e si utilizza per una citazione identica a quella nella nota precedente, ma con numeri di pagina diversi.

Ad esempio:
E. Casamassima, Trattati di scrittura del Cinquecento italiano, Milano, Il Polifilo, 1966, p. 71.
Ivi, p. 79.
Ibid.

 

Se vuoi saperne di più sulle citazioni

Ti posso consigliare di leggere le linee guida per la redazione della tesi di laurea in Giurisprudenza, sulla pagina del Corso di Giurisprudenza sede di Ravenna, sono molto dettagliate!

 

Un trucco per ordinare in modo semplice la bibliografia

Se hai seguito il mio consiglio mentre scrivevi ogni capitolo hai creato un file word per contenere tutta la bibliografia, può capitare che questa sia disordinata, mentre invece è necessario che questa sia in ordine alfabetico.

Non è necessario farlo manualmente, c’è un semplice comando, prima di tutto evidenzia tutta la bibliografia (non il titolo), poi vai su “Home”, e clicca sull’icona Ordina (formata da una A e una Z con una freccia verso il basso) e scegli l’opzione crescente.

 

COME UNIRE I VARI FILE WORD

Ti sto facendo lavorare su più file word e potrai chiederti, come posso ricavare un unico file pdf da tutto ciò?

 

Il primo passo rendere omogenea la numerazione

Per prima cosa è necessario rendere omogenea la numerazione delle pagine e delle note.

La numerazione delle pagine, a seconda dell’ateneo, può cominciare alternativamente o dall’indice, dall’introduzione o direttamente dal frontespizio.

Qualunque sia il punto di inizio puoi chiaramente notare come, in ogni file word una volta inseriti i numeri di pagina (per farlo puoi seguire questo percorso “Inserisci”, “Numero di pagina” e scegliere la collocazione dei numeri, solitamente in basso al centro), la numerazione comincia da 1.

Per far partire la numerazione delle pagine da un valore diverso da 1 dovrai seguire questo percorso “Inserisci”, “Numero di pagina”, “Formato numeri di pagina”, “Comincia da” ed inserisci il valore che ti serve.

Per inserire le note a piè di pagina invece basterà che ti posizioni alla fine della parola relativa alla nota da inserire e poi clicca su “Riferimenti”, “Inserisci nota a piè di pagina”, in seguito, per cambiare la numerazione basterà spostarti sulla parte inferiore della pagina e cliccare col tasto destro sul numero della nota, andare su “Opzioni note”, “Comincia da” ed inserire il valore che ti serve per continuare la numerazione del file precedente.

 

Il secondo è stampare in pdf e unire il tutto

Una volta sistemata la numerazione di tutti i file è ora di unirli in un unico documento, ma come? Ci viene in aiuto un comodissimo sito, ilovepdf.

Per prima cosa stampa in pdf ogni file word che hai, stampa in pdf anche qualche pagina bianca, ti servirà!

Ilovepdf ti  permette di fare varie operazioni sui pdf, unirli, dividerli, convertirli in altri formati e viceversa. Ti lascio esplorare tutte le funzioni più tardi, per ora ci serve solo la funzione “Unisci PDF”.

Carica sul sito i vari pdf a piccoli gruppi e ricordati di tenere in considerazione il fatto che dovrai, probabilmente, stampare fronte e retro, per cui se il pdf precedente finisce con una pagina pari, tutto bene, se, invece, finisce con una pagina dispari dovrai inserire una pagina bianca tra i due capitoli, in modo che quello successivo inizi con una pagina dispari e quindi da un fronte.

 

Completata questa operazione avrai il pdf della tua tesi pronto ad essere stampato e caricato su Studenti Online!

 

E CON QUESTA ABBIAMO FINITO

Con quest’ultimo post chiudiamo la rubrica dedicata alla Tesi di Laurea. Spero di averti aiutato ad affrontare questo importante traguardo con più tranquillità, ma ora sta a te completare il tuo percorso.

 

Buon lavoro e buona laurea a tutti!

 

 

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