Canta in una band, ama i fumetti e ha una inguaribile ‘vena’ social. Eccolo Michele Angelo Lupoi, docente e coordinatore della laurea magistrale in Giurisprudenza, senza giacca e cravatta, nella sua veste inedita, quella che vogliamo svelarvi, per dimostrarvi che anche i proff sono umani!
Allora cominciamo a immaginarlo non solo in cattedra o principe del foro, ma anche in jeans e semplice t-shirt, abiti informali con cui l’abbiamo visto esibirsi come voce dei Dead Letter Office, band formata negli anni universitari e tutt’ora più che mai attiva.
“La musica mi ha sempre attirato, fin da ragazzino quando a scuola organizzavo il corso di storia del rock, seminari pomeridiani tra studenti dedicati ai ‘grandi’ della musica in cui si vedevano cassette vhs dei concerti, si parlava a turno dei lavori degli artisti, e io passavo pomeriggi a realizzare le dispense, a cercare i testi e organizzare i materiali.
Poi sono venuti i Dead: tra l’’87 e il ’93, in particolare, ci siamo esibiti in parecchi locali e ci siamo divertiti veramente tanto. Ci fu un’occasione poi che ricordo con grande emozione, nel ’90, quando suonammo proprio nell’aula Grande di Giurisprudenza a Bologna, durante un’occupazione”.
Della musica Lupoi è inoltre un grande cultore in generale: “Possiedo centinaia di vinili, cassette, cd, che adoro ascoltare nei momenti liberi. Amo la musica come esperienza personale, non tanto collettiva, per questo difficilmente vado ai concerti. Non mi piace poi scaricare, più che per il fatto scorretto in sé, per una questione di rispetto dell’artista, di ciò che ha voluto trasmettere anche semplicemente indicando un certo ordine nelle canzoni”.
Oltre alla musica, ci sono i fumetti tra le passioni del prof: “Adoro in particolare i bonelliani della Sergio Bonelli Editore, come Tex Willer e tutti quelli che sono seguiti , passione che mi ha trasmesso mio fratello, oggi probabilmente il massimo esperto di fumetti in Italia”.
E come studente? Lupoi era ‘umano’? “All’università ero uno studente metodico, dividevo il numero di pagine da studiare per il tempo che mi ero dato, di solito almeno un mese, in modo da poter leggere il testo almeno tre volte. Poi alle 7 di sera chiudevo i libri e uscivo. Così mi è andata sempre bene, il voto più basso è stato un 25 in diritto amministrativo, probabilmente perché è stato l’ultimo ed ero stanco. Ma bene così, le squadre che vincono sempre mi sono antipatiche.
Al liceo invece altra storia: la scuola era un male necessario, faticavo a restare in classe seduto tante ore: di mio sono un irrequieto, tutt’ora anche durante i convegni non riesco a stare fermo a lungo. Ricordo che spesso leggevo sotto il banco…”.
E degli anni universitari cosa ricorda? “Erano altri tempi: l’università allora era molto diversa da quella di oggi: c’erano meno corsi, meno docenti, e questi erano tutti mostri sacri, intoccabili, una dimensione secondo me, non necessariamente positiva. Gli esami erano veri e propri ‘assalti alla baionetta’, file chilometriche, e se andavi in bagno era la volta che ti chiamavano. Ho scritto la tesi col computer di mio fratello, per intenderci uno di quelli che avevano lo schermo nero con i caratteri verdi, se ci penso! Era il 1991”.
Lei è uno dei pochi professori ‘social’, come è nata questa inclinazione? “Non so cos’è, forse narcisismo, in realtà pur essendo timido ho sempre voluto essere protagonista delle cose attorno a me e i canali social ora me ne danno l’opportunità con il vantaggio di non mettermi in gioco fisicamente. Da qui i miei due profili su facebook: ‘Michele Angelo Lupoi’, quello pubblico, ovvero la parte seria, che utilizzo a scopi divulgativi e dove pubblico iniziative, convegni, seminari, documenti che voglio rendere accessibili; ‘Michele Lupoi’, che invece è il profilo personale, dove sono più scanzonato e dove non mi piace parlare di me, ma stimolare il dibattito, anche su temi leggeri, e osservare le reazioni della gente, cosa sempre molto interessante. Infine il ‘gruppo’ dei frequentanti il mio corso che creo ogni anno, fondamentale per scambiare comunicazioni, messaggi, e interfacciarsi con gli studenti”.
Allora? secondo voi Lupoi è abbastanza umano?
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